Venerdì 28 marzo, le sigle sindacali Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm hanno indetto uno sciopero nazionale di otto ore per protestare contro lo stallo delle trattative per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dei metalmeccanici. La mobilitazione ha coinvolto diverse province italiane con manifestazioni e presidi organizzati sul territorio. A Lecco, il corteo è partito dal piazzale antistante il Centro Commerciale Meridiana e si è diretto verso i cancelli dell'Arlenico Caleotto, dove si è tenuta la parte conclusiva della manifestazione. Le ragioni dello sciopero sono state ribadite dai rappresentanti sindacali, che hanno sottolineato l'urgenza di un intervento strutturale sulle retribuzioni e sulle condizioni di lavoro. “È di questi giorni il rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), che certifica un calo dell’8,7% del potere d’acquisto dei salari in Italia dal 2008 al 2024. È ormai evidente che il problema delle retribuzioni nel nostro Paese è ineludibile, eppure le organizzazioni datoriali continuano a pensare che la competizione debba essere ancora giocata sulla riduzione dei diritti e dei salari”, ha dichiarato Fabio Anghileri, segretario generale della Fiom-Cgil di Lecco. Sul tema del rinnovo contrattuale, Anghileri ha poi aggiunto: “Federmeccanica e Unionmeccanica vogliono imporre la loro contro-piattaforma, senza nemmeno prendere in considerazione la proposta presentata dalle organizzazioni sindacali e sostenuta dal voto delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici: questa posizione è inaccettabile”. La piattaforma sindacale prevede un aumento salariale di 280 euro lordi nel triennio, oltre a investimenti in formazione e sicurezza. “La perdita di potere d'acquisto dei salari rende necessaria una crescita degli stipendi. I 280 euro che chiediamo sono assolutamente sostenibili per le imprese”, ha affermato Gabriella Trogu, segretaria della Uilm del Lario. “Inoltre, chiediamo maggiori investimenti in sicurezza, poiché le morti sul lavoro sono ancora troppe, e pretendiamo un orario di lavoro sostenibile, che tenga conto delle esigenze familiari”. Nel corso della manifestazione lecchese, i rappresentanti sindacali hanno ribadito la volontà di portare avanti la mobilitazione finché non si otterranno risposte concrete. “I metalmeccanici sono scesi in presidio perché sanno che il contratto nazionale deve garantire più salario, meno orario, più sicurezza e welfare. Abbiamo dimostrato che il contratto non si rinnova nei palazzi, ma si costruisce giorno per giorno nelle fabbriche, nei presidi e nelle assemblee”, ha concluso Trogu. Anche Enrico Vacca, segretario generale della Fim-Cisl Monza Brianza e Lecco, ha evidenziato la rigidità della posizione datoriale: “La trattativa con Federmeccanica è ferma dallo scorso novembre su posizioni assolutamente inaccettabili, che prevedono solo un adeguamento inflazionistico dei salari senza aumenti certi. Inoltre, Federmeccanica nega qualsiasi apertura sulle richieste normative, a partire dalla riduzione dell’orario di lavoro”. La giornata di sciopero del 28 marzo ha dunque rappresentato un momento di forte mobilitazione e unità da parte dei lavoratori metalmeccanici, con la volontà di far sentire la propria voce contro il mancato rinnovo del Ccnl e la necessità di migliori condizioni economiche e normative. Le trattative restano ferme, ma il messaggio lanciato dalle piazze di tutta Italia, e anche dalla manifestazione di Lecco, è chiaro: “senza un contratto equo, la protesta non si fermerà”.