Valdidentro, le carte dell’inchiesta
sugli appalti: «Pesanti
minacce in municipio»

Nell’atto del pm Latorre emerge un episodio che vede come vittima un dipendente comunale

Valdidentro

L’inchiesta della Procura di Sondrio che, nei mesi scorsi, si è chiusa con il recapito a 27 indagati dell’Alta Valtellina del 415 bis del Codice di procedura penale, l’atto che solitamente precede la richiesta di rinvio a giudizio dei magistrati, riguarda a vario titolo l’ipotesi di reati pesanti come la turbativa d’asta, la corruzione, l’associazione a delinquere, il riciclaggio, l’evasione fiscale.

E coinvolge diversi personaggi di spicco fra cui costruttori, tecnici comunali, pubblici amministratori e professionisti - tutti da ritenersi non colpevoli allo stato, in quanto nessuno è stato sinora processato e quindi neppure condannato in via definitiva - per la contestazione di imputazioni pesanti, formulate dal magistrato Stefano Latorre titolare dell’inchiesta su indagini della Tenenza di Bormio della Guardia di finanza. Tutti hanno possibilità, tra l’altro, di chiedere di essere interrogati, di depositare memorie difensive e compiere altri atti che potrebbero indurre gli inquirenti a chiedere l’archiviazione. Ma c’è anche chi, ricoprendo un ruolo di primo piano all’interno degli uffici del municipio di Valdidentro, è finito nei guai pure per un reato cosiddetto minore, ossia reiterate minacce nei confronti di un collega. Segno, forse, del clima particolarmente teso che si respirava a quei tempi, ossia alcuni anni fa, quando le indagini hanno portato alla luce un presunto sistema corruttivo al quale in diversi avrebbero accettato di sottostare.

L’ingegnere Eugenio Bellotti, 52 anni, residente a Valdidentro, non solo è indagato perché, nella sua veste di direttore lavori, responsabile degli stessi e coordinatore della sicurezza, avrebbe dato atto “falsamente” - secondo l’accusa - della “regolare esecuzione delle prestazioni” concernenti la demolizione di alcuni manufatti e della sistemazione paesaggistica dell’area di cantiere Gleirè (in realtà, sostiene il p l’impresa a cui era stato assegnato l’appalto effettuava una demolizione parziale e poi creava una “collinetta” con rifiuti di detriti provenienti da altre demolizioni nascondendo in tal modo i manufatti non demoliti), così inducendo il Comune a emettere il mandato di pagamento a favore della ditta e per altri episodi legati all’appalto di Planecc. Ma è nelle carte dell’inchiesta anche per presunte minacce ai danni di un collega.

Avrebbe cagionato nell’uomo, sempre secondo i magistrati inquirenti, un «perdurante e grave stato d’ansia e di paura, al punto tale da costringerlo ad alterare le proprie abitudini di vita in quanto costretto ogni giorno a subire decisioni discriminatrici nei suoi confronti».

Quando il 20 gennaio 2020 il sindaco di Valdidentro, Massimiliano Trabucchi (estraneo alla vicenda), convoca nel suo ufficio il dipendente comunale per avere alcune informazioni e delucidazioni su un fatto avvenuto in sua presenza e nel quale era interessato lo stesso Bellotti, quest’ultimo avrebbe preteso, in modo assolutamente ingiustificato, di sapere cosa avesse riferito al primo cittadino. L’uomo, alla presenza di un collega, avrebbe raccontato ciò che realmente era avvenuto. A quel punto Bellotti, stando alla tesi accusatoria, sarebbe andato su tutte le furie iniziando a insultarlo.

Nel pomeriggio, sostiene il magistrato, l’indagato avrebbe proseguito nella sua condotta minacciosa e denigratoria rivolgendo verso il lavoratore espressioni pesanti. Con l’effetto, scrive il pm Latorre, di determinare in lui «un’alterazione nelle proprie abitudini di vita» al punto da inviare al «sindaco una lettera con richiesta di cambio ufficio, circostanza comunicata verbalmente a Bellotti, fatto che determinava una reazione veemente del Bellotti il quale, invece di cessare nelle proprie condotte, faceva seguire ulteriori minacce e insulti all’uomo, pretendendo di acquisire illegittimamente tutta la corrispondenza intercorsa fra lui e l’amministrazione comunale di Valdidentro».

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