Cronaca / Tirano e Alta valle
Mercoledì 20 Aprile 2016
«Un disadattato: non lo hanno educato»
Il delitto di Grosotto: Nelle motivazioni della sentenza del giudice Giorgi il ritratto psicologico di Casula. Dopo aver ucciso Veronica ha aggredito con un cacciavite Gianmario senza neanche un vero e proprio perché.
Un disadattato a cui non è stata impartita un’educazione adeguata. Un violento incapace di tenere a freno i propri istinti e di relazionarsi con gli altri.
È il ritratto di Emanuele Casula fatto dal giudice Fabio Giorgi nelle motivazioni della sentenza costata al giovane di Grosotto la condanna a vent’anni di reclusione per l’omicidio di Veronica Balsamo e il gravissimo ferimento di Gianmario Lucchini.
La tesi rafforza, una volta di più, l’opinione sostenuta da subito dagli inquirenti: al ragazzo non serviva un motivo particolarmente grave per diventare pericoloso e fare del male. Dopo aver pronunciato la sentenza di condanna lo scorso 28 gennaio al termine del processo celebrato con rito abbreviato, il giudice aveva tre mesi per depositare le proprie motivazioni in cancelleria e metterle a disposizione degli avvocati. Lo ha fatto nei giorni scorsi. Nelle sessanta pagine scritte a corredo del dispositivo di condanna, vengono analizzati meticolosamente non soltanto la personalità dell’imputato, ma anche i fatti accaduti a Grosotto quella sera del 23 agosto 2014.
Secondo il magistrato, il ragazzo, che all’epoca aveva 20 anni, quattro meno di Veronica, non sarebbe entrato nella casa dell’aiuto sagrestano Gianmario Lucchini con l’intento di eliminare un testimone che poteva averlo visto con la ragazza, come invece si era ipotizzato in fase di indagine.
In realtà, secondo il giudice, Emanuele era arrivato alla casa dell’uomo, che all’epoca aveva 33 anni, forse spinto soltanto da un confuso bisogno di aiuto dopo essersi ribaltato con l’auto della mamma della giovane di 24 anni a cui aveva appena tolto la vita.
Cosa poi sia successo e abbia scatenato ancora la furia del giovane non si sa. Forse un rifiuto o forse un atteggiamento non accondiscendente da parte di Gianmario potrebbero aver innescato la scintilla. Sta di fatto che Emanuele, in preda a un altro corto circuito mentale, ha afferrato un cacciavite e ha colpito alla testa l’uomo, riducendolo nelle gravissime condizioni nelle quali si trova tuttora.
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