Cronaca / Tirano e Alta valle
Martedì 27 Marzo 2018
Turismo invernale: «La montagna non è competitiva»
Gli operatori chiedono al Governdi adottare misure per aiutare l’economia in quota. «Le strutture alberghiere sono centrali per l’offerta».
Segno più per il turismo invernale. Perché anche se non ci sono ancora dati valtellinesi, il trend di crescita delle presenze nelle stazioni sciistiche è chiaro. Ma i problemi non mancano e gli albergatori chiedono al governo che verrà di rendere competitiva la montagna lombarda. «C’è stato un incremento in generale in tutte le Alpi – osserva Roberto Galli, presidente provinciale di Federalberghi -. L’arrivo puntuale della neve, dopo due anni difficili nei quali forse anche qualche amante della montagna si è un po’ disinnamorato, ha determinato un aumento delle presenze in tutte le località».
L’incremento maggiore si è osservato in quelle situate a un’altitudine minore, perché in quota (ad esempio a Livigno) la neve è stata garantita anche in passato. «L’industria della montagna e dello sci beneficerà di questa situazione anche nei prossimi anni. Abbiamo avuto conferma del fatto che l’offerta invernale non è solo sci. Chi viene a sciare cerca sempre più altre attività legate alla neve e all’enogastronomia in un paesaggio invernale. Per l’inverno 2018-19 ci aspettiamo numerose prenotazioni e in parte stanno già arrivando».
Restando sulla stagione corrente, i benefici in termini di presenze determinati dalle abbondanti nevicate autunnali hanno richiamato soprattutto clienti italiani. «Perché gli stranieri tendono a prenotare con largo anticipo. I nostri connazionali prenotano più a ridosso della partenza, quindi c’è stato spazio per un certo incremento».
Secondo Federalberghi, associazione attiva all’interno dell’Unione del commercio e del turismo, i segnali positivi che provengono dal mercato non possono tuttavia farci dimenticare «le zavorre che impediscono alle nostre imprese di competere ad armi pari con la concorrenza internazionale». Al futuro governo l’associazione chiede di onorare gli impegni che tutte le forze politiche hanno assunto durante la campagna elettorale e di mettere il turismo in cima alla lista delle priorità della prossima legislatura. «Lo speriamo, anche se la tendenza è esattamente opposta». Per i Comuni di montagna valtellinesi non è semplice competere con i concorrenti se buona parte delle risorse dell’Imu finiscono a Roma con il fondo di solidarietà.
«Oggi come oggi le infrastrutture presenti nei paesi e negli alberghi sono centrali per la qualità dell’offerta. Alcune località investono, altre aspirano alla possibilità di farlo. Ma non sempre è possibile, basti pensare che il 76% dell’Imu va a Roma e quindi i Comuni fanno tanta fatica. Per quanto riguarda le imprese, dipende dalla marginalità e dal sostegno ricevuto. Sappiamo che ci sono stazioni in Austria e persino in Trentino-Alto Adige dove si può contare su spazi diversi in occasione degli interventi edilizi, ad esempio per le aree dedicate al benessere all’interno degli alberghi. Questo è senza dubbio un tema importante».
Ma non c’è solo questa tematica fra le questioni che preoccupano gli albergatori. «Da due anni sono aumentate le rendite catastali, alcuni colleghi pagano il doppio e il triplo rispetto a prima, quasi come se dovessero versare l’affitto nel proprio albergo. A chi governerà a Roma e in Regione vogliamo fare capire che l’industria del turismo diventerà sempre più la forza trainante della nostra Italia».
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