
Cronaca / Tirano e Alta valle
Venerdì 05 Luglio 2019
Tragedia sul ghiacciaio dei Forni
Gli istruttori provavano la caduta
Valfurva, emergono nuovi particolari sull’incidente costato la vita a una istruttrice tedesca. La comitiva di 17 persone stava perfezionando alcune manovre proprio nei crepacci.
Stavano facendo un’esercitazione di caduta e trattenuta in crepaccio. In una parola, gli istruttori tedeschi sul ghiacciaio dei Forni stano provando proprio le manovre che devono essere messe in pratica per affrontare e superare seracchi. Ma qualcosa non ha funzionato a dovere nella cordata che legava la donna di 54 anni, un uomo di 56 e un altro di 35 anni. L’istruttrice è stata l’ultima a calarsi e ha perso l’appiglio battendo il capo violentemente. Per lei non c’è stato nulla da fare. Feriti anche gli altri due compagni di cordata, ma in modo per fortuna lieve.
La comitiva era stata portata a valle non senza difficoltà da Elibergamo, che ha fatto più volte la spola dal ghiacciaio al rifugio Branca. In quota, infatti, le condizioni meteo erano peggiorate in modo repentino tanto che l’elicottero decollato da Caiolo ha dovuto fare dietrofront a causa delle nubi.
Ieri gli istruttori tedeschi hanno lasciato il rifugio Branca anzitempo, per rientrare a Stoccarda dove in serata è stato fissato un summit nella sede del Dav, ovvero del Cai tedesco, per fare il punto sull’accaduto, ma soprattutto per condividere il momento di grande dolore con tutti i soci di quel club alpino. Nel pomeriggio di ieri, però, gli istruttori tedeschi sono stati convocati dalla guardia di finanza di Bormio dove è stato sottoposto loro il verbale redatto in tedesco, che hanno dovuto firmare per l’inoltro in Procura.
La salma della connazionale è invece stata elitrasportata a Bormio, anche perché un trasferimento con il carro funebre da Santa Caterina era impensabile visto che la pista provvisoria che collega la località (la provinciale per il Gavia fino a ieri è rimasta chiusa al traffico) è sterrata e alquanto disagevole.
Da oggi le cose cambieranno, ma nonostante le due “finestre” lasciate agli automobilisti per il transito lungo la provinciale del Gavia (ne parliamo in altro articolo), i disagi non sono certo terminati. E nemmeno il calvario per albergatori e rifugisti. La pista alternativa comporta un allungamento del tragitto di circa 40 minuti. Non ci sono piazzole, né punti di scambio e percorrerla non è agevole. Si incontrano mezzi di ogni tipo: dalle navette messe a disposizione gratuitamente per residenti e turisti (e c’è chi auspica una migliore organizzazione del servizio), fino ai trattori che portano gli animali in alpeggio. Non a caso la comitiva di istruttori di Stoccarda, giunta domenica in Valfurva per una settimana di esercitazioni, abbia preferito evitare la pista e prendere la strada del Gavia, tragitto che ha comportato circa 3 ore in più di viaggio.
Inutile negare che la stagione turistica in Valfurva sia partita male. Anzi, malissimo. Ci sono alberghi che hanno ricevuto disdette. Rifugi che a pranzo servono pochi pasti mentre normalmente viaggiavano a pieno regime. E ai danni causati dalla minaccia della frana del Riunon (con tutte le limitazioni che ha comportato) vanno aggiunti quelli provocati dalle sciagure in montagna: due morti in meno di un mese: sul pizzo del San Matteo a metà giugno e sul ghiaccio dei Forni l’altro ieri.
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