Tragedia di Bargi: una delle vittime
era stato più volte alla centrale di Grosio

Una delle vittime dell’esplosione della centrale idroelettrica Enel Bargi di Suviana, Paolo Casiraghi, milanese di 58 anni, veniva a lavorare anche nella centrale idroelettrica di Grosio. L’uomo che avrebbe compiuto 59 anni lunedì, era un tecnico specializzato della multinazionale svizzera ABB.

Anche la centrale grosina di A2A è idroelettrica come quella dell’incidente. Tecnico esperto Casiraghi aveva varcato più volte i cancelli grosini. Quando effettuava la trasferta in Valtellina era solito alloggiare all’albergo Sassella di Grosio. « Paolo era uno di casa, un cliente da trent’anni- rivela Marcella, una delle figlie di Jim Pini che si occupa della gestione con la sorella Ombretta-. Siamo veramente sconvolti. La sera dell’esplosione avevamo in albergo un suo collega della stessa ditta e abbiamo subito appreso che Paolo fosse disperso, abbiamo sperato in un miracolo».

Lo conoscevano tutti in albergo: « L’ultima volta era stato qui qualche mese fa- rivela Marcella- . Visto che era dei tempi pre covid che mancava, credevo fosse andato in pensione. Era una persona squisita. Veniva ad eseguire le manutenzioni in A2A come tecnico specializzato. Solitamente si fermava due- tre giorni; una volta che era impegnato con una turbina restò qui da noi per un mese intero. Era molto socievole e con altri professionisti conosciuti in albergo aveva trasformato la conoscenza in amicizia, cenando con loro. Era una persona estremamente generosa e lasciava mance a tutto il personale. Ricordo una volta che avendomi consegnato la mancia al bar informai i dipendenti di avvisare anche il personale delle camere per dividerla, ma Paolo aveva già provveduto a dare la mancia anche al personale ai piani. Quando si è diffusa la notizia della tragica fine anche alcuni nostri ex storici dipendenti ci hanno chiamato addolorati per l’accaduto».

Anche Jim Pini ne traccia un ricordo : « Lo ricordiamo con grande affetto: alla mattina quando usciva, diceva scherzosamente “vado nel buco” (sotto la Centrale di A2A). Alla sera tornava stanco, ma sempre con il sorriso e la voglia di fare quattro chiacchiere con noi tutti. Faceva un lavoro pesante, che svolgeva con diligenza e dedizione. Abbiamo sperato fino all’ultimo, ma purtroppo è rimasto intrappolato laggiù andando incontro a un destino crudele. Non conosciamo i suoi cari e le tante persone che gli volevano bene, ma ci uniamo a loro nel dolore di queste tragiche giornate». Un messaggio di dolore che è stato postato anche sulla pagina Facebook dell’albergo con la firma di Giuseppe, Marcella, Gianmario, Jim e di tutti i collaboratori del Sassella. « Un giorno mio marito Gian Mario l’aveva accompagnato a scoprire al Valgrosina, Malghera, perché Paolo diceva sempre io qua scendo nel buco (la centrale grosina) e non vedo altro».

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