Tombe profanate al cimitero di Cologna, rabbia e sdegno a Tirano

Quando è entrata nel cimitero di Cologna, frazione di Tirano, Elena Panizza è rimasta senza fiato, colta da un tale sconforto per la violazione profonda e insensata della tomba del padre e di altri defunti che lì riposano, che, forse, le parole non bastano a descrivere questi sentimenti. E sono anche tanti i tiranesi che, nel pomeriggio del 31 dicembre, hanno fatto visita al camposanto per osservare, con i propri occhi, quanto successo ed esprimere lo sdegno di un’intera comunità.

Nella notte fra il 30 e il 31 dicembre un gesto sacrilego al cimitero di Cologna: otto tombe – quattro in file da due - profanate da ignoti. Probabilmente prese a calci da un gruppo di incivili che, chissà, magari pensavano di fare a gara a chi abbatteva più sepolcri. La stele verticale che si trova sopra il basamento e riporta di norma la foto e i dati anagrafici del defunto è stata rotta e divelta da colpi ripetuti e, cadendo, ha provocato danni alle altre tombe vicine, come con un effetto domino. Verrebbe da pensare che il gruppo di balordi abbia agito sotto effetto di sostanze alcoliche o allucinogene, perché nessuna razionalità umana può spiegare, altrimenti, un gesto del genere.

«Esprimo sdegno e indignazione per chi ha commesso oltraggio, ma anche tanta pena per il vuoto esistenziale e la arida solitudine che accompagna i rei – commenta Elena Panizza -. Sensazioni che, credo, siano condivise da tutta la comunità di Tirano, visto che nel pomeriggio del 31 è stato un viavai di persone provate da queste notizia che hanno fatto visita al cimitero. Fra le tombe colpite c’è anche quella di mia papà, ma i sentimenti di rabbia e indignazione si provano indipendentemente dalle tombe violate. Gli autori di questo scellerato scempio sono entrati nel camposanto e hanno preso di mira le prime tombe all’ingresso a sinistra; fossero andati a destra la sensazione di violazione e oltraggio sarebbe stata la medesima. Al di là del danno economico, è proprio il gesto simbolico di chi ha violato un luogo sacro che custodisce i vissuti delle persone. Chi ha avuto dei lutti capisce l’entità di quanto successo».

Panizza aggiunge: «Anche questo è un esempio della “banalità del male”, agito da menti piccole ed ottuse, in preda a chissà quale delirio. Probabilmente esseri incapaci di sentire, incapaci di umanità, di quella “corrispondenza d’amorosi sensi” (come la chiama Ugo Foscolo nel poema “Dei Sepolcri”), che è un dono divino, una divina ed assoluta prerogativa degli uomini. Non c’è limite alla stupidità umana. Se il sepolcro è luogo sacro al centro della memoria e degli affetti, prima testimonianza di civiltà tra gli uomini, chi ha commesso questo oltraggio non ha un briciolo di umanità e di civiltà».

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