Tirano, un’intera comunità in lutto per la morte di Francesca Rossi

É un mesto pellegrinaggio, quello in corso alla chiesetta di San Rocco, a Tirano, dove è stata ricomposta la salma di Francesca Rossi, 45 anni, professoressa associata di Econometria all’Università di Verona, mamma di due bambini in tenera età, Giorgio e Clara, morta per scivolamento in un canalone mentre era in discesa dal monte Legnone.

La tragedia è avvenuta intorno alle 14 di domenica e, da quando si è diffusa la notizia, a Tirano, è calato il silenzio. Quello che avvolge le comunità in lutto e che racconta di un dolore diffuso, di una ricerca disperata del bandolo della matassa, della ragione di certi accadimenti che colgono alla sprovvista e costringono a fare con una sorta di linea di demarcazione, fra quello che è stato, che era prima e quello che sarà dopo ciò che ci è accaduto. Ad elaborare lutti che dapprima si respingono, poi, per forza, occorre farci i conti e andare avanti.

Oggi questo tentativo, a Tirano, è collettivo. Tutti cercano di farsi una ragione dell’accaduto, pur non riuscendovi, e di attestare vicinanza a chi è rimasto.

Ai piccoli Giorgio e Clara, al loro papà Antonio, marito della defunta, a Maria Teresa Pitino e a Massimo Rossi, i genitori della stessa, entrambi 71enne e molto conosciuti in città in ragione delle loro rispettive professioni, mamma Maria Teresa è stata per anni insegnante di matematica al Balilla Pinchetti di Tirano, papà Massimo è stato contitolare della rivendita di materiale idraulico all’ingrosso Rossi & Lersa, e il fratello di Francesca, Stefano, di pochi anni più giovane, suo compagno di escursione, domenica, sul Legnone, e che ha assistito alla scivolata fatale della congiunta lungo un canalone.

E se molto frequentata è la camera ardente, aperta anche domani dalle 10 alle 12, molti gli annunci di partecipazione al lutto diffusi in Tirano.

A partire da quello fatto affiggere dagli zii di Francesca Rossi, Anna, Giovanni, Cati, Piergiorgio e Lucia che hanno scelto una bellissima frase di padre Pino Puglisi per accomiatarsi. “Non è la morte che conta - hanno scritto -, ma è la vita. É quello che ci metti dentro”, alludendo, certamente, all’impegno di mamma della loro nipote e all’impegno universitario, all’amore per la Fisica che aveva portato lontano Francesca, fino a promuoverla a docente universitaria a Verona.

E vicini alla famiglia anche i coscritti del 1979 di Tirano e i coscritti del 1953, anno cui appartengono entrambi i genitori della defunta e corale anche il lutto espresso dai cugini di Francesca, fra cui Camilla Pitino, già assessore comunale a Tirano, e don Michele Pitino, che cinque anni fa, a 34 anni, era a sua volta rimasto vittima di un terribile incidente in montagna.

Era una domenica, il 1° dicembre del 2019, quando, in compagnia di un amico e del proprio cane, era partito per un’escursione sul monte Generoso, nel Comune di Centro Valle Intelvi, e lì era precipitato in un canale in quota compiendo un volo di una trentina di metri. Ne era uscito politraumatizzato, ma vivo e si era ripreso dopo un lungo ricovero all’ospedale di San Fermo della Battaglia.

Purtroppo la montagna, anche quella che appare più abbordabile e frequentata, presenta insidie che talvolta arrivano a decidere della nostra stessa vita.

Come è stato per Francesca, che verrà salutata, domani, alle 14.30, in San Martino, dalla comunità tiranese.

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