Teglio, una carta d’identità per il grano. Concluso lo studio per salvare i semi

Progetto Saraceno e segale esaminati dal punto di vista genetico, agronomico e storico. Enti, associazioni e aziende con l’università per preservare il patrimonio agricolo locale

Verranno presentati sabato 2 luglio (alle 14 in sala consiliare) a Teglio i risultati del progetto “ConserVa: Conservazione, gestione e uso sostenibile delle risorse genetiche di grano saraceno e segale in Valtellina”, il cui obiettivo è stato quello di valorizzare gli ecotipi valtellinesi di grano saraceno e segale, promuovendo lo sviluppo di una filiera agroalimentare locale. Attraverso un’approfondita indagine, sono state confrontate le caratteristiche genetiche e agronomiche di numerosi ecotipi valtellinesi che nel tempo sono stati coltivati e custoditi localmente dagli agricoltori.

La rete dei partner

Il progetto, cofinanziato da Regione Lombardia nell’ambito del Programma di sviluppo rurale 2014-2020, ha visto riuniti in partenariato l’Università di Milano-Bicocca, la Fondazione Fojanini, il Parco del Monte Barro, le aziende agricole di Andrea Fanchi, Orto Tellinum di Jonatan Fendoni, Rosa dei Venti di Riccardo Finotti, Cof e Casele di Jolanta Wilkosz, con il sostegno del Comune di Teglio e dell’Associazione per la coltura del grano saraceno di Teglio e dei cereali alpini tradizionali.

Gli agricoltori locali

Dal 2019, anno di avvio del progetto, il partenariato ha lavorato in sinergia con la comunità agricola locale, che è stato punto di partenza di tutte le attività: grazie alla partecipazione di moltissimi agricoltori e appassionati locali, che hanno fornito con entusiasmo i semi da loro coltivati in campo o custoditi in vecchi bauli dai nonni, è stato possibile caratterizzare geneticamente e agronomicamente le sementi di segale e grano saraceno valtellinesi e, in particolare, quelle del territorio di Teglio. Parallelamente, è stata raccontata la storia di questi semi e di come siano stati tramandati di generazione in generazione. È così che sono “sopravvissuti” all’avvento dell’agricoltura intensiva e delle sementi commerciali che provengono dall’Est Europa.

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