Sondalo: bimbo muore a tre anni, dieci giorni dopo l’incidente

Sondalo Francesco, reduce dal primo giorno d’asilo, era nell’auto con la madre. È mancato all’ospedale di Bergamo dove era stato trasportato d’urgenza. È stata disposta l’autopsia

Il silenzio è calato, in questi giorni su Sondalo, località segnata da un dolore tanto grande da non poter essere narrato. Men che meno, in questa fase, metabolizzato. Perché a perdere la vita è stato Francesco Rovida, un bambino di neppure tre anni.

Il bambino era rimasto vittima di un grave incidente lunedì 5 settembre, quando l’auto su cui viaggiava, una Volkswagen Polo, condotta dalla mamma si è scontrata frontalmente con una Volkswagen Golf che procedeva nella direzione opposta.

L’incidente si era verificato nella galleria di Bolladore della strada della Rinascita, all’imbocco di Valmaggiore, e aveva mandato in tilt la circolazione. Mentre i soccorritori effettuavano tutte le manovre utili a rianimare il piccolo, finito in arresto cardiaco e poi rianimato, il traffico era stato deviato sulla Provinciale 27.

Erano stati momenti drammatici: mentre la mamma del bambino, che ha accusato un trauma al torace, è stata soccorsa e trasportata in ospedale a Sondalo, dove è rimasta per alcuni giorni, riprendendosi quasi subito, per Francesco è stata molto dura. Il bambino, reduce dal suo primo giorno d’asilo a Sondalo nonostante la pronta assistenza assicurata e il suo trasporto in elicottero, in ospedale a Bergamo, al Papa Giovanni XXIII, dove tutto il possibile è stato fatto, è mancato mercoledì.

Gettando nello sconforto mamma e papà, una coppia giovane, non di origini sondaline, perché il padre Giacomo Rovida, di 29 anni, è originario di Melegnano, ma adottiva del posto, attratta dalla bellezza di Sondalo e delle sue montagne. Papà Giacomo, addirittura, dirige la sezione del Cai di Sondalo ed è un tutt’uno con le vette della zona. Oggi, insieme alla compagna, chiamato ad affrontare una realtà durissima, quale la perdita di un figlio così piccolo.

Questi sono i giorni dell’attesa. Quelli in cui ogni minuto, ogni ora, ha un peso enorme. Quelli che separano mamma e papà dal tornare in possesso della salma del loro piccolo, ricomposta all’ospedale di Bergamo in attesa di essere sottoposta ad autopsia. Perché così ha stabilito l’autorità giudiziaria.

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