Cronaca / Tirano e Alta valle
Martedì 07 Maggio 2019
Si è spento don Remo, un faro della cultura non solo valtellinese
Bormio, Bracchi aveva 76 anni ed era malato da tempo. Glottologo di fama nazionale lascia una grande eredità. «Cantò Sant’Antonio Morignone e conquistò tutti».
L’Alta Valle piange don Remo Bracchi. Il sacerdote e studioso, da tempo sofferente, si è spento all’ospedale Gemelli nella notte tra sabato e domenica. Aveva 76 anni, uno sguardo largo sul mondo ma le radici saldissime in Valtellina. Benché infatti la sua casa fosse da tempo Roma, dove dal 1976 aveva ricoperto la cattedra di glottologia alla Pontificia Università Salesiana, il legame con la Valtellina era sempre stato fortissimo, come documentano oggi le lacrime di tanti amici e collaboratori e le numerose pubblicazioni dedicate ai vari dialetti della provincia.
Presidente del Centro Studi Storici Alta Valtellina che aveva contribuito a creare nel 1998, direttore scientifico dell’Istituto di Dialettologia e di Etnografia Valtellinese e Valchiavennasca – altra sua creatura, divenuta nel tempo un punto di riferimento a livello nazionale -, consigliere della Storica Valtellinese, collaboratore attivissimo del Centro Studi Storici di Chiavenna e della più recente Società dell’Alto Lario, autore di saggi fondamentali (come quello sul plat di sciober, il gergo dei calzolai) pubblicati dall’Accademia dei Lincei, amico personale di Max Pfister, il padre fondatore del Lei (Lessico etimologico italiano), la cui casa editrice aveva pubblicato molti suoi contributi (come quello su “I nomi e i volti della paura”), poeta sensibilissimo, don Remo lascia un vuoto incolmabile nel mondo culturale della provincia.
«Perdiamo il nostro punto di riferimento. Ci ha lasciato un’eredità straordinaria d’onorare» il commento sgomento degli amici bormini del Cssav, che – nel manifesto funebre – hanno voluto citare, con riconoscenza, la dedica che lo stesso don Remo aveva voluto apporre alla sua raccolta Armét: “Per far imparàr a la mìa ént quél che la m’à insegnè”. Emanuele Mambretti, autore con il Bracchi del Delt, l’imponente Dizionario etimologico-etnografico del dialetto livignasco e trepallino, opera che ha ottenuto importanti riconoscimenti a livello nazionale, lo ricorda come “un vero maestro. «Don Remo, nella sua modestia, ha avuto – racconta - l’enorme capacità di essere un catalizzatore. Ha saputo infatti dare fiducia alle persone che collaboravano con lui, aiutandole, senza mai essere invadente, a crescere e a tirar fuori le proprie forze migliori».
Per lui cultura voleva infatti dire apertura, coinvolgimento, collaborazione. «Ricordo ancora – aggiunge Dario Cossi, storico segretario del Cssav - la riunione che si tenne nel maggio del 1998, durante la quale si costituì il Centro Studi Storici Alta Valtellina. Don Remo chiamò a raccolta gli appassionati di storia del territorio e li coinvolse nel suo sogno: quello di dare vita a un cenacolo capace di valorizzare tutti coloro che, con competenze diverse, si avvicinavano agli studi sulla storia locale. Con questo spirito è nato il nostro bollettino annuale, che da 21 anni – per volontà puntuale di don Remo, che era curioso di tutto lo scibile umano - raccoglie gli articoli più diversi per argomento e competenza».
Nell’omaggio dell’amico di sempre, professor Leo Schena, in evidenza il contributo dato da don Remo alla letteratura. «La nostra consuetudine di amicizia – ha ricordato il francesista - è legata a un aspetto poco noto della sua proteiforme personalità che si è espressa felicemente anche sul piano poetico. Per la gente della nostra Valle don Remo è soprattutto il poeta di Sant’Antonio Morignone, della “Tèra perduda” che egli ha saputo far rivivere attraverso il fascino delle antiche leggende. Ispirata a questo filone storico-leggendario è la produzione drammatica accolta con lusinghieri riconoscimenti dalla critica ufficiale, come del resto apprezzatissima è l’intera produzione accademica di don Remo».
Anche l’amministrazione cittadina, attraverso l’assessore alla cultura Luigi Azzalini, ha voluto ricordare «con gratitudine don Remo per tutte le iniziative culturali che ha sempre portato avanti e per il legame solidissimo che ha saputo mantenere con la sua terra d’origine», dove tutte le sue ricerche partivano o tornavano, restituite a un livello più alto.
Il funerale sarà celebrato oggi nella capitale. Le spoglie raggiungeranno di seguito Bormio per essere composte nella chiesa di Combo, dove in serata si terrà il santo rosario.
Mercoledì pomeriggio alle 14,30 la comunità, che lo ha ricordato «con riconoscenza e affetto» (sono parole dell’arciprete don Alessandro Alberti) durante la Messa solenne di ieri, si raccoglierà in collegiata per l’ultimo saluto.
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