Sempre meno i medici in Alta Valle. «Vanno richiamati quelli in pensione»

Bormio È la proposta lanciata alla sanità da Ezio Trabucchi, presidente di “Rinascita Morelli”. «Sono consulente di un’Ats lombarda e abbiamo attivato il rientro in servizio, è necessario»

É un grido di dolore, quello che sale dai residenti in Alta Valtellina, sempre più alle prese col problema della mancanza del medico di base di riferimento. Un tema non nuovo, perché si trascina da alcuni anni, da dopo che, alcuni medici, hanno lasciato l’attività per la meritata pensione, e, da allora, le voragini createsi non si sono mai, veramente, riempite.

«Sono almeno 2.500 le persone che, dal 1 novembre prossimo, saranno senza medico di base - dice Ezio Trabucchi, presidente del movimento popolare “Rinascita Morelli autonomo” -. Sono già parecchie oggi, ma, fra pochissimi giorni, andrà in pensione un medico storico, in servizio fra Bormio e Cepina di Valdisotto (Kassem Jaafar), per cui il problema diventerà sempre più ingestibile. I residenti sono molto preoccupati e, da due giorni, ci inondano di chiamate per denunciare questa situazione e chiederci di intervenire a loro tutela. Non è facile, però, noi riteniamo che, nell’immediato, l’unica cosa da fare, ma subito, sia favorire il ritorno in servizio dei medici in pensione».

Trabucchi assicura che questa è la strada che stanno percorrendo anche altre Ats lombarde, alle prese con gli stessi problemi, forse, solo, un po’ meno difficili da gestire, considerata l’estrema perifericità di certe realtà, vedi Livigno, l’Alta Valle, e la Valchiavenna.

«Sono consulente legale di un’Ats lombarda - dice Trabucchi -, che si ritrova con lo stesso problema nostro della carenza di medici e che sta guardando con grande interesse al richiamo in servizio, con le debite modalità, ovvio, dei medici in pensione. E questo perché, al momento, non c’è altra strada. Se lo fanno altri, dico, perché non lo possiamo fare noi? A disposizione ci sono anche gli spazi dell’attuale Casa della comunità di Bormio, praticamente una scatola vuota, che, invece, potremmo cominciare a riempire di medici che turnano per assicurare i servizi di base, imprescindibili».

Il problema, qui, in Alta Valle, come in Valchiavenna, e, a macchia di leopardo, in altre zone della provincia di Sondrio, non è dato dal fatto che manca questo o quel reparto, questa o quella specialità, ma manca il medico di famiglia, il primo riferimento di ciascun cittadino in ambito sanitario.

E soluzioni, a breve, non se ne vedono, perché Ats della Montagna, nonostante impazzisca per trovare personale medico che garantisca delle coperture, non ne trova. Basti dire che su 36 ambiti medici vacanti, in Ats della Montagna, di cui 21 in provincia di Sondrio, i potenziali medici a disposizione, per esser inseriti, sono solo sette.

Questo il numero dei medici che ha aderito al bando emesso, a suo tempo dall ’Ats, e, in parecchi casi, si tratta di figure già in servizio in una forma non definitiva e che, invece,ora potranno essere stabilizzati. Cioè non nuove figure, ma professionisti già attivi sul territorio.

Magari non sarà la panacea di tutti i mali, ripescare nel novero dei medici pensionati, ma anche questa carta non va scartata.

«Sono 2.760 i medici rientrati dalla pensione in quattro regioni del nord - osserva Trabucchi -, segno che, al momento, il loro apporto resta fondamentale».

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