Sanità di montagna, il Comitato invita
Sertori al confronto

L’appello: «Chiediamo che illustri la sua idea sul Morelli nelle assemblee pubbliche che convocheremo». L’assessore: «Non trasformiamo tutto in tifo da stadio».

Il Comitato a difesa della sanità di montagna “chiama a rapporto” l’assessore regionale alla montagna, Massimo Sertori e lui risponde a strettissimo giro di posta. Non si placano le polemiche sul futuro della sanità in provincia e dell’ospedale Morelli, in particolare. «L’assessore regionale non deve abdicare al ruolo di difensore della sanità di montagna che si era assunto nel 2009 - affermano i rappresentanti del comitato, presieduto dall’ex sindaco di Tirano, Pietro Del Simone -. A breve convocheremo diverse assemblee pubbliche nelle quali inviteremo l’assessore a illustrare la sua visione di sanità di montagna».

Un invito al confronto anche se il Comitato è in aperto dissidio con l’ex presidente della Provincia. La goccia che ha fatto traboccare il vaso sono state le dichiarazioni rilasciate a questa testata da Sertori il giorno dopo la visita di Matteo Salvini a Bormio. Sertori aveva etichettato la chiusura dell’ospedale Morelli di Sondalo come «una notizia totalmente infondata, una fake news». Evidenziando che nel piano di riorganizzazione sanitaria della nostra provincia, realizzato dal Politecnico di Milano, si parla solamente dello spostamento di una quindicina di dipendenti dal Morelli. «La Regione avrebbe potuto calare il piano dall’alto e adottarlo. Sono stato io a volere un tavolo tecnico nel quale i vari mandamenti potessero fare le lo loro osservazioni, le loro proposte. Chiavenna, Sondrio, Morbegno l’hanno fatto; invece mi dispiace che l’Alta Valle abbia scelto di non partecipare, prendendo una posizione netta “O fate quello che diciamo noi o nulla”», aveva detto Sertori.

«Attualmente - aveva proseguito - al Morelli ci sono 960 dipendenti e nel Piano sono ridotti di un quindicina. La nostra intenzione è quella di cristallizzare la situazione del Morelli per una decina di anni. Per evitare che al cambio di ogni direttore generale ci fosse un cambiamento radicale di strategie, abbiamo deciso di adottare un piano per dare continuità». Parole che sono andate di traverso al Comitato: «Sertori archivia con troppa faciloneria le innumerevoli e diffuse esternazioni di preoccupazione come ingiustificate e soprattutto come fake news. Visto che il Comitato è da sempre in prima linea per la difesa della buona sanità di montagna, è inevitabilmente contro il piano della Regione, perché è dannoso sia per il Morelli sia per tutta la sanità di montagna». E ancora: «È inutile che l’assessore regionale faccia intendere che la Regione potesse approvare il piano senza il confronto col territorio, come se la sua fosse una generosa elargizione democratica. È invece un atto dovuto: il territorio ha diritto di esprimersi».

Il Comitato difende l’operato della propria commissione tecnico scientifica che «ha disegnato con perizia gli scenari a cui potremmo assistere se venisse attuato quel piano. Perché emeriti professionisti che compongono la nostra commissione (i medici Giuliano Pradella, Livio Dei Cas, Eugenio Benericetti, Giorgio Besozzi, Giorgio Mosconi, solo per citare i principali) dovrebbero rientrare nella categoria dei disinformati o in malafede? Noi stentiamo a credere di non aver ragione, basterebbe ricordare i dati forniti dall’Ats della montagna che fotografano una situazione rovinosa della sanità di montagna. Fare del sarcasmo come ha fatto lei, forse non è la strada migliore di confrontarsi col territorio. Quei dati rappresentano il fallimento complessivo della sanità di montagna che costringe i nostri convalligiani a rivolgersi a strutture fuori provincia. Rappresentano anche l’inarrestabile emorragia di medici dalla montagna, che abbandonano per le azzerate collaborazioni universitarie, per la mancanza di investimenti tecnologici, per la mancanza di prospettive di crescita professionale e per le discutibili scelte aziendali. Con il piano della Regione il Morelli resterebbe aperto, ma non come avrebbe bisogno questo territorio e non con le sue specialità».

A Sertori viene ricordato il passato, in particolare il 2009, quando da presidente della Provincia di Sondrio fece approvare da tutte le istituzioni un piano di riorganizzazione a cura del dottor Pradella, che aveva per titolo “Piano per il rilancio dell’ospedale Morelli di Sondalo” da presentare alla Regione per convincerla a cambiare rotta.

«Io ho a cuore il bene dell’intera sanità valtellinese e non mi si dica che sono contro il Morelli - replica Sertori - perché è una realtà che conoscono molto bene, perché lì sono stati curati i miei genitori, i miei cugini e i miei amici. Non si trasformi una questione così importante come fosse tifo da stadio, non accetto lezioni da nessuno. Non capisco come i sindaci rifuggano un tavolo tecnico di confronto e invece il Comitato venga a proporre l’arena di incontri pubblici. Purtroppo così facendo si sono persi due mesi e non si fa il bene della nostra sanità, che io voglio il più efficiente possibile. Noto con soddisfazione - chiude ironico - che anche il Comitato dice che il Morelli non chiuderà».

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