Cronaca / Tirano e Alta valle
Martedì 22 Dicembre 2015
«Sanità, direttori con radicamento territoriale»
Il segretario cittadino della Lega analizza la situazione e commenta le nomine fatte dalla giunta regionale. «Panizzoli arriva da un’esperienza importante, Stasi avremmo preferito continuasse nel settore ospedaliero».
«Il nuovo direttore generale dell’Asst, Giuseppina Panizzoli, arriva da un’esperienza importante come l’ospedale di Lecco e questo è un buon biglietto da visita, dopodiché attendiamo di vedere la progettualità e la visione che vorrà introdurre. Mentre il nuovo direttore generale dell’Ats, Maria Beatrice Stasi, ha dimostrato capacità tecniche e molta professionalità, senza mai farsi coinvolgere negli spot politici locali. Avremmo preferito continuasse il suo percorso nel settore ospedaliero, proprio per dare continuità ai progetti, anche in ragione della riforma sanitaria».
Così Gian Piero Frassi, segretario cittadino della Lega, ma soprattutto referente provinciale per la sanità, commenta le nomine fatte sabato dalla giunta regionale che ha indicato i nuovi direttori generali delle future Ats (Agenzia di tutela della salute) di Montagna e Asst (Azienda socio sanitaria territoriale).
Sono parole, le sue, destinate a far discutere e che affrontano i principali nodi emersi nell’anno che ormai si sta per chiudere. Problemi che sono stati affrontati dal direttore generale Stasi, nei confronti del quale non sono mancate anche delle critiche. Ma su questo fronte la Lega non ha mai fatto sentire la sua voce pubblicamente.
«Le decisioni prese dalla direzione strategica dell’Azienda ospedaliera si sono dimostrate corrette, mentre la scelta di astenersi dal prendere posizioni deriva solo dalla volontà di non alimentare strumentalizzazioni politiche», spiega Frassi. Sono stati due, in particolare, i temi forti finiti sulle pagine dei quotidiani locali: il destino dell’Unità coronarica di Sondalo e il “caso Valmadre”.
«Sono due argomenti diversi - aggiunge -. Bisogna sapere che in Valtellina ci sono due reparti di Unità coronarica, a Sondalo con due posti letto e relativo staff medico e infermieristico, dove negli ultimi 6 mesi del 2014 sono stati effettuati 8 ricoveri; e a Sondrio con quattro posti letto e 460 ricoveri nel 2014. Sorge una riflessione: o i cittadini da Tirano a Livigno non sono soggetti a problemi cardiaci, a differenza dei concittadini da Tirano a Morbegno, oppure i casi più gravi venivano dirottati direttamente sull’Unità coronarica di Sondrio. Personalmente preferisco essere preso in carico da uno staff che fa casistica. La scelta di chiudere, non la cardiologia, ma l’unità coronarica, non è solo una scelta aziendale, ma anche di responsabilità verso gli utenti».
Parole nette anche sulla vicenda del dottor Giuseppe Valmadre. «È una questione che si colloca all’interno di una gestione interna l’Azienda, che nulla ha a che vedere né con l’offerta sanitaria del Morelli, né con la cura dell’utente - commenta -. Voi pensate a un manager di un’Azienda con 3.500 dipendenti che non possa dettare la linea ai propri dirigenti, immaginate le conseguenze. Poi è finita come è cominciata, reintegro dell’oncologo a patto di sottostare alle linee della direzione strategica, un gran can can per nulla».
Eppure sono state raccolte 12.000 firme, non si tratta di numeri di poco conto. «È facile fare leva sulle persone quando si va a toccare la sofferenza, quello che mi dispiace è vedere che non c’è un limite alla strumentalizzazione nella politica locale. Capirei una sollevazione popolare se l’Azienda avesse allontanato il medico, in realtà ha dato lui le dimissioni, poi la questione a preso un taglio unilateralmente politico e di strumentalizzazione. Spesso ci dimentichiamo che abbiamo il diritto alla cura, ma non alla guarigione, e i medici questo lo sanno.. Giovedì scorso il presidente della III commissione Sanità in Regione, Fabio Rizzi, ha esposto la riforma sanitaria, parlando di “presa in carico” del paziente e del ruolo dei medici di famiglia, ma sarà una riforma fattibile? «Il progetto raccoglie le esigenze sanitarie e socio-sanitarie del territorio. Il 77% delle risorse destinate alla sanità, che per la Lombardia sono quasi 19 miliardi, viene destinato alla cura dei cronici, che notoriamente non necessitano di una forte ospedalizzazione, ma di servizi territoriali efficienti. La scommessa forte - dice Frassi - è nel progettare una rete sanitaria e sociosanitaria capillare capace di coinvolgere dal medico di famiglia allo specialista tutta la filiera di cura».
Quindi, concludendo, dal primo gennaio arrivano i nuovi direttori. «Come Lega vorremmo che i nuovi vertici della sanità locale scegliessero dei direttori sanitari e sociosanitari non solo con esperienza, ma con un forte radicamento col territorio, non per forza valtellinesi, ma conoscitori delle criticità insite al territorio alpino. Diciamo che la legge è scritta, ora la differenza la fanno le persone. Avremmo preferito che il direttore Stasi restasse alla Asst, è pur vero che forte della sua esperienza ospedaliera locale, dal primo gennaio andrà a programmare i bisogni sanitari locali e chi meglio di lei oggi conosce le criticità dei nostri ospedali?».
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