Cronaca / Tirano e Alta valle
Martedì 31 Ottobre 2017
Rumo a “Porta a Porta” coi suoi racconti di guerra
I racconti di guerra che gli fecero i nonni da bambino Mario Rumo non li hai mai scordati, aneddoti che ora sono diventati di pubblico dominio dopo la partecipazione del consigliere nazionale degli Alpini a “Porta a Porta” di Bruno Vespa. Alunni dell’istituto di agraria di Sondrio nel quale insegna e alpini della Provincia hanno fatto le ore piccole per seguire il suo intervento al dibattito.
«Sabato scorso eravamo impegnati in una riunione del consiglio nazionale quando c’è stata la richiesta da parte degli autori della popolare trasmissione di approfondimento di Rai 1 che dedicava una puntata alla disfatta di Caporetto di avere ospite in studio un alpino che avesse avuto testimonianze dirette con i protagonisti di quanto accaduto ed era proprio il mio caso che avevo avuto tante informazioni grazie ai racconti del nonno materno Stefano Favier e poi di quello di mia moglie Stefano Tognela che erano molto amici».
La battaglia di Caporetto tra il Regio Esercito italiano e le forze austro-ungariche e tedesche nel 1917 a Caporetto, ora territorio sloveno, è stata la più grande disfatta dell’esercito italiano, con 50 mila fra morti e feriti. Una batosta epocale tanto che il modo di dire “è una Caporetto” è usato tuttora per indicare una disfatta. Alpino, figlio di un alpino, con nonno alpino, Rumo incarna la perfetta Penna Nera: «La sera, parlo dei primi anni Sessanta, ci radunavamo intorno al caminetto nella casa qui a Villa di Tirano ed il nonno Stefano raccontava della Guerra ed in casa arrivano anche i suoi amici reduci, i cavalieri di Vittorio Veneto, che avevano condiviso l’esperienza e i ricordi. Io, nato nel 1955, che ero molto curioso e già mi piaceva parecchio fin da allora la storia, assorbivo tutto. L’unico rammarico che ho è quello di non aver scritto tutti i racconti che mi hanno fatto». Stefano Tognela, nonno della moglie di Rumo, era nato nel 1997 e fu fatto prigioniero nella battaglia di Caporetto.
«Mi raccontava che fu sorpreso alle spalle dagli austro ungarici che giunsero dalla parte opposta rispetto a dove lui e altri due soldati li attendevano. Lui faceva parte del 89° reggimento fanteria, la Brigata Salerno. Catturato e fatto prigioniero fu portato in Austria».
Il nonno di Rumo, Stefano Favier del 1894, invece Caporetto la evitò per il rotto della cuffia. «Era stato ferito nella precedente battaglia sull’Isonzo a Bainsizza- rivela Rumo-, e per questo motivo era all’ospedale militare. Faceva parte del Battaglion Tirano che non fu coinvolto nella battaglia di Caporetto».
Lasciato il cruento passato alle spalle, Rumo guarda al futuro degli alpini che per la Valtellina significa due appuntamenti di grande prestigio: «L’anno prossimo, per la prima volta nella storia, l’8 e il 9 settembre la nostra provincia ospiterà il consiglio nazionale degli alpini che si svolgerà a Tirano. La prima domenica dopo Ferragosto invece il Gavia ospiterà la manifestazione solenne raduno di un certo prestigio dei quali se ne svolgono solo quattro all’anno in tutta Italia».
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