Cronaca / Tirano e Alta valle
Giovedì 03 Marzo 2022
Piano per il Morelli
I sindaci contrari
«Tutto da ribaltare»
Sanità Grosse perplessità sul progetto di Saporito «Le malattie infettive devono andare al IV padiglione»
Come prevedibile, il disegno tratteggiato da Tommaso Saporito, direttore generale di Asst Valtellina e Alto Lario, e riportato ieri su queste colonne circa la destinazione del I padiglione del Morelli a polo di infettivologia e del VI a Ospedale di Comunità, è andato di traverso ai sindaci dell’Alta Valtellina che da tempo immemore puntano il tutto per tutto sulla dislocazione delle malattie infettive al VI padiglione.
«Un errore»
«Da tempo abbiamo fatto presente, a più riprese, la necessità di ubicare al VI le malattie infettive - scrivono, i sindaci, Ilaria Peraldini, di Sondalo, Alessandro Pedrini, di Valdisotto, Silvia Cavazzi, di Bormio, Angelo Cacciotto, di Valfurva, Massimiliano Trabucchi, di Valdidentro, e Remo Galli, di Livigno -, proprio per permettere una gestione delle stesse in maniera autonoma ed isolata, senza interferire con la restante attività ordinaria, come purtroppo avvenuto, nel corso della gestione della pandemia Covid. Tesi, tra l’altro, avallata anche da Regione Lombardia in più occasioni».
Per questo, anche se un vero e proprio sbilanciamento, almeno a livello di uscita pubblica, da parte di quest’ultima non vi è mai stato, i sindaci si dicono comunque perplessi rispetto alle dichiarazioni del direttore generale di Asst «anche perché si tratta di scelte che vanno nella direzione opposta rispetto allo studio, sul quale da tempi stiamo lavorando - dicono i sindaci - in tema di gestione autonoma del Morelli, finalizzato a restituire, allo stesso, il giusto ruolo nel contesto sanitario locale, regionale, e nazionale e rispetto al quale è in corso un confronto con gli interlocutori istituzionali di Regione Lombardia».
Nel merito, poi, i sindaci avanzano due considerazioni. La prima riferita alla location dell’Ospedale di Comunità «la cui realizzazione è estremamente necessaria per il territorio - precisano i sindaci -, però, riteniamo anche che i 20 posti letto relativi possano trovare collocazione in uno dei padiglioni già adibiti alla degenza, non al VI».
Promiscuità
«Mentre al contempo - aggiungono - riteniamo costituisca un inutile dispendio di risorse andare ad investire cifre consistenti nella realizzazione di ulteriori posti letto di Terapia intensiva, cosiddetta, “flessibile” (cioè pronta per essere attivata, a stretto giro di posta, al bisogno, ndr), al IV, destinati unicamente a far fronte ad eventuali e future ondate pandemiche. Collocare questi posti letto al IV significa creare una perdurante situazione di promiscuità con le attività ordinarie».
Di cui l’invito ad un ripensamento sulla programmazione annunciata, comunicata «senza un confronto serio e costruttivo con le istituzioni locali, sempre attente ed impegnate nel definire il giusto futuro dell’ospedale Morelli e della sanità di montagna - dicono i sindaci - e che speriamo avvenga, una volta per tutte in tempi brevi in vista anche dell’imminente adozione del Piano organizzativo aziendale strategico (Poas)».
Strumento, quest’ultimo, che inquadra l’impianto e l’organizzazione aziendale, indicando quelle che saranno le strutture che lo sorreggono, e declinando, ad uno ad uno, i dipartimenti, i reparti, i primariati, i servizi, sul piano sanitario, socio sanitario, amministrativo e tecnico.
Attualmente, quel che appare certo, è che i 6 milioni a disposizione di Asst Valtellina e Alto Lario, sul “Fondo Arcuri”, del maggio 2020, destinato all’ampliamento delle postazioni di Terapia intensiva e di infettivologia, verranno destinati allo spostamento della Rianimazione di Sondrio dal primo piano del padiglione sud, dov’è ora, sopra il Pronto soccorso, al suo stesso livello, nel seminterrato, dove c’erano i Poliambulatori.
Mentre, a Sondalo, si lavora a creare 20 postazioni flessibili di intensiva e 20 di semintensiva negli spazi dell’ex Chirurgia toracica al IV padiglione e al potenziamento dell’infettivologia al I, dove già ci sono Tisiologia e Pneumologia. Il VI, per il direttore generale di Asst, Tommaso Saporito, sarebbe troppo distante dalla Radiologia per poter ospitare l’infettivologia.
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