Cronaca / Tirano e Alta valle
Venerdì 29 Aprile 2022
Personale che non si trova
«Corsi di formazione
a stranieri e disoccupati»
Il caso La proposta di Pini, direttore del Pfp, per l’assenza di addetti in bar, alberghi e nella ristorazione
Stranieri e disoccupati, anche se non più giovanissimi. Passa attraverso un percorso di qualificazione (o riqualificazione) professionale di queste due categorie una delle possibili soluzioni alla carenza ormai cronica di personale per le attività alberghiere e di ristorazione valtellinesi secondo E var isto Pini , il direttore del Polo di formazione professionale di Sondrio, la scuola di proprietà della Provincia da cui escono, tra gli altri, cuochi, pasticceri e personale di sala.
Un piccolo contingente di più di un centinaio di persone all’anno che non rappresenta neppure una goccia nel mare di richieste che quotidianamente subissano lo stesso Pini, anche perché per lo più i ragazzi del Pfp, dopo gli stage che seguono a partire dal secondo anno di corso, un posto ce l’hanno già assicurato. «Mi chiamano in continuazione da bar, ristoranti e alberghi - ammette il direttore -, da Livigno alla Valchiavenna passando per Sondrio, ma i miei per il 90% sono già a posto, trattenuti dalle attività dove fanno gli stage».
E dunque, considerando che anche dagli istituti statali Crotto Caurga di Chiavenna e Alberti di Bormio non escono più di 50 ragazzi all’anno e che il calo demografico difficilmente porterà con sé un’impennata di iscrizioni agli istituti di formazione professionale, ai quali già ora i ragazzi che escono dalle medie preferiscono i licei, perché, suggerisce Pini, non puntare sulla riconversione di chi esce dal mondo del lavoro dopo i 40 o i 50 anni piuttosto che di coloro che arrivano in Italia da Paesi stranieri e che potrebbero trovare in un corso professionalizzante anche una chiave per l’integrazione sociale oltre che di dignità di un lavoro lontano da sfruttamento e schiavitù.
«E’ chiaro che stiamo parlando di un problema strutturale più ampio - ammette Pini in riferimento soprattutto alla gestione dei flussi migratori - che richiede una visione nazionale, una scelta politica, ma davanti ad un tema che sta diventando un’emergenza a dir poco nazionale come quello dell’impossibilità di trovare personale per le attività che rischiano addirittura di chiudere, un tema che riguarda tutti, certamente non soltanto albergatori ed esercenti valtellinesi, questa potrebbe essere una via percorribile».
Anche perché soluzioni rapide o diverse per pensare ad un’inversione di tendenza non ce ne sono molte: la concorrenza della Svizzera rimane, la mentalità dei giovani difficilmente può essere mutata, la leva resta quella economica.
«Il mondo sta cambiando in fretta e la visione della vita e delle priorità dei ragazzi non è più quella di una volta - sottolinea Pini che ogni giorno si confronta con la realtà dei suoi giovani studenti -. Hanno esigenze e sogni differenti anche rispetto al lavoro ed è difficile intervenire su questo. Al tempo stesso la situazione economica precaria di molti over 40 o 50 espulsi dal mondo del lavoro perché le attività che svolgevano non ci sono più o non richiedono più così tanto personale (i negozi chiudono e commessi e commesse restano a casa, ad esempio) suggerisce la possibilità di organizzare corsi o percorsi di riconversione professionale proprio in quegli ambiti in cui la richiesta è maggiore».
E dunque ristorazione e accoglienza, piuttosto che insistere in corsi per trasformare tutti in fiscalisti. «Non sto dicendo che si possa o si debba diventare chef a 50 anni - aggiunge Pini -, ma per quanto riguarda il personale di sala, ad esempio, ci sono davvero tantissime offerte di occupazione da sfruttare».
Il Pfp per primo con la sua struttura potrebbe diventare motore di questa riqualificazione professionale che si connoterebbe anche da un punto di vista sociale. Una seconda vita (lavorativa) per molti, una possibilità importante in un momento di complessiva crisi economica che sta portando sempre più famiglie sull’orlo della povertà. Il tutto però a patto di condizioni di occupazione giustamente retribuita e dignitosa.
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