Cronaca / Tirano e Alta valle
Giovedì 18 Aprile 2019
«Norme più severe durante i restauri»
Il rogo a Notre Dame, l’ingegner Dario Foppoli, grande esperto della materia, analizza l’ultimo grave episodio. «L’attenzione deve essere alta, a volte nel corso dei lavori ci sono circostanze che sfuggono al nostro controllo».
«Quando si opera con il restauro di monumenti o edifici di particolare importanza storica, artistica e architettonica, oltre alle procedure di sicurezza degli operatori, occorre seguire anche procedure per il controllo delle condizioni transitorie di cantiere che cambiano da un giorno all’altro. Mi riferisco alle normative antincendio, ma non solo».
Parla l’ingegnere Dario Foppoli, dello studio associato Foppoli e Moretta di Tirano, che entra nel merito del grave incendio che ha interessato la cattedrale di Notre Dame di Parigi, nel tardo pomeriggio di lunedì. Testimonianza quanto mai qualificata la sua, visto che Foppoli si è occupato delle indagini diagnostiche, per capire il livello del danno subìto, al teatro La Fenice di Venezia e alla cappella della Sindone nel Duomo di Torino dopo gli incendi che li hanno interessati e, restando in ambito locale, è stato il coordinatore della sicurezza durante i lavori di restauro del teatro Pedretti di Sondrio, ora Teatro Sociale.
«Quando abbiamo seguito il lavoro al teatro Pedretti avevamo ben presenti i casi dei due incendi nei teatri avvenuti negli ultimi anni: quello de La Fenice e quello del teatro Petruzzelli di Bari - afferma -. In un contesto come un teatro, dove c’è molto legno e i lavori si sovrappongono, problemi si possono verificare; pertanto avevamo stabilito un protocollo specifico per limitare al massimo il pericolo. Oltre all’utilizzo di idranti, avevamo avviato una procedura relativa alle lavorazioni a rischio di incendio, controlli continui e luoghi dove stoccare il materiale. L’attenzione delle ditte, durante i restauri, c’è sempre, avendo girato tanti cantieri lo so, ma a volte ci sono circostanze che sfuggono al controllo. È brutto dirlo, ma incendi, come quello verificatosi a Notre Dame, statisticamente ogni tanto succedono. E il danno è incalcolabile».
Foppoli prosegue: «Secondo me non esiste niente che non abbia un rischio insito. Devo però anche dire che il pesante corpus di normative in Italia in materia di prevenzione anticendio - sviluppato dopo l’incendio al cinema Statuto di Torino che aveva provocato grossi danni e la morte di 64 persone - rende la situazione abbastanza sicura. È anche vero che le norme dovrebbero essere ancora più stringenti durante i lavori di restauro su edifici di pregio. Invece, durante i lavori, capita che girino polveri per cui, in qualche caso, viene staccato l’impianto di prevenzione incendio ed è in questi momenti delicati, che possono verificarsi incendi. Quindi l’attenzione deve essere alta. Ho contattato, dopo aver saputo del rogo di Parigi, alcuni architetti francesi, miei amici, che mi hanno detto che il tetto di Notre Dame era l’originale del 1200 e si era scoperto che una parte degli elementi in legno era risalente all’Ottocento e poi venne riutilizzata».
Parliamo di testimonianze storiche che oggi sono andate perse, per ironia della sorte proprio durante operazioni di restauro attese da sessant’anni. Quanto a La Fenice, Foppoli ricorda che l’incendio era stato provocato da un’impresa che stava facendo lavori di manutenzione alla struttura e che voleva causare un piccolo danno per giustificare il ritardo, ma una serie di circostanze – fra cui il fatto che un filo elettrico passasse per un corridoio dove le porte antincendio erano rimaste aperte – avevano fatto sprigionare le fiamme.
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