Cronaca / Tirano e Alta valle
Mercoledì 19 Luglio 2017
Mattarella, uno di casa
«In mezzo a gente forte»
L’abbraccioIl presidente della Repubblica ha ricordato tutte le vittime
«Commosso per le foto dei bambini morti, ma avete saputo ricostruire»
Una presenza forte e significativa quella del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Sono le 10,50 e la piana di Aquilone, che si trova al cospetto della ferita ancora evidente del monte Coppetto (Zandila), è brulicante di persone. All’interno, nell’area appositamente allestita per l’occasione, decine di sindaci con le fasce tricolori, autorità civili e religiose, cori e bande. Tutt’intorno, centinaia di persone accorse in Val Pola innanzitutto per ricordare le vittime dell’alluvione del 1987. Ingente, fuori e dentro l’area come pure nelle vie d’accesso, lo spiegamento di forze dell’ordine.
Visto da lì, in una splendida giornata di sole e con il cielo terso, quello squarcio sembra fare meno paura. Sono lontani i giorni della pioggia incessante, delle alluvioni, tanto lontani dal punto di vista temporale quanto sempre presenti nella mente e nel cuore di tutti.
Accolto da un applauso fragoroso, Mattarella si è da subito soffermato davanti al “Memoriale” di Aquilone, quel cippo commemorativo dove sono impresse le foto e i nomi delle vittime della val Pola. Ventinove, quelle dell’Alta Valle, accanto alle quali, nel corso della cerimonia, sono state ricordate anche quelle di Tartano. Il momento è toccante mentre, sulle note de il “Silenzio” il capo dello Stato ricorda le vittime. Solo lo sgorgare dell’acqua della fontana posta davanti alla chiesetta di Aquilone fa un lieve rumore che sembra quasi un cullare armonioso, un voler trasportare e accompagnare le vittime della frana, un’acqua amica e totalmente diversa da quella del 1987. A dimostrare una condivisa solidarietà alle popolazioni valtellinesi, la presenza di una delegazione di sindaci della Val Brembana, territorio anch’esso colpito dalla tragedia. Impossibile contare tutte le delegazioni delle penne nere presenti alla cerimonia (alle quali Mattarella ha rivolto un saluto particolare unitamente alla corale) assieme a volontari della Protezione civile, a rappresentanti della Croce rossa e di tutte le forze dell’ordine. A onorare la presenza del presidente della Repubblica, l’esecuzione dell’inno d’Italia da parte della Filarmonica Bormiese, mentre il coro de “Li Osc da Forba” ha aiutato tutti a ricordare con il brano “Signore delle cime”; ad animare la celebrazione eucaristica, invece, ci ha pensato il coro parrocchiale di Cepina.
Il saluto di Mattarella è andato a tutti i presenti, ma, soprattutto, a «quanti recano dentro di sé il ricordo dei giorni terribili dell’alluvione, ma recano anche l’orgoglio di aver saputo ricostruire la vita sociale, di aver dato un futuro alle loro comunità e in questi luoghi, tornati alla loro straordinaria bellezza e in questa giornata, il primo pensiero va alle vittime di trent’anni fa». Le ha ricordate tutte il capo dello Stato proprio ad Aquilone dove, nel 1987, è stato pagato il tributo di vite umane più alto. «Non possiamo e non vogliamo dimenticare» ha detto rievocando le immagini viste sul Memoriale, quelle foto che rimarranno impresse nella sua mente per sempre, in particolar modo quelle dei bambini. «Ho osservato le foto delle vittime di Aquilone e nel vederle mi si è riempito il cuore di dolore, soprattutto quelle dei bambini sono particolarmente commoventi. Queste comunità sono state però capaci di ricostruire la loro vita e di rilanciarla per il futuro. Un Paese, una società solidale non dimentica - ha aggiunto - chi ha perso la vita in circostanze così sconvolgenti, in giornate che per sempre rimarranno nella storia civile del nostro paese».
Esprimendo la vicinanza ai familiari, ha ricordato come la solidarietà non è un atteggiamento esteriore, ma la condizione stessa dell’essere nazione. Pensando agli italiani recentemente colpiti dal terremoto «devono essere certi che non li lasceremo mai soli ad affrontare le grandi difficoltà della ricostruzione e della riorganizzazione della vita sociale». Un’Italia che ha bisogno «della propria unità anche per crescere meglio e di più - ha sottolineato Mattarella -. Voi avete sperimentato quanto sia stata preziosa, negli eventi più drammatici, la solidarietà del Paese. Dobbiamo fare in modo che la collaborazione, l’interdipendenza, l’equilibrio tra i diversi territori e le diverse regioni divengano sempre più significativi anche in tempi ordinari e non soltanto in quelli straordinari, di emergenza. Certo, nel lavoro di ricostruzione si sono espresse tutte le qualità e le capacità della gente della Valtellina, della Val Brembana, della Valcamonica, dell’Alto Lario. La solidarietà fornisce il primo aiuto nell’emergenza e la spinta per ripartire ma è la comunità che presto deve diventare protagonista delle scelte, ciascuna con i suoi cittadini, le associazioni, il suo tessuto vitale, il suo sindaco».
Tra i momenti più toccanti la lettura della poesia di don Remo Bracchi dedicata ai bambini di Aquilone, scritto commuovente ben recitato e letto con sentimento dalla giovane Carolina Dei Cas. E gli sguardi, inumiditi dalle lacrime sono andati lassù, a quei bambini, simbolo innocente della tragedia, a quelle stelle per sempre in cielo a vegliare sui propri cari.
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