Cronaca / Tirano e Alta valle
Lunedì 05 Settembre 2016
Lunedì in parrocchiale l’addio a Paolo
«Abbiamo perso un pezzo di futuro»
Valdidentro, grande il cordoglio per la morte del giovane artigiano: tutta la comunità è in lutto . Il suo nome finirà nel Libro della memoria dell’abbazia di Colda con gli altri caduti sul lavoro.
Nella tarda serata di venerdì la salma di Paolo Pradella, il falegname di 28 anni di Semogo deceduto all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo in seguito alle lesioni provocate da un muletto mentre era nella sua azienda, è rientrata nella propria abitazione. Per l’intera giornata di ieri i familiari hanno ricevuto la visita dei compaesani, degli amici di Paolo e delle tante persone che avevano avuto occasione di conoscerlo e apprezzarlo.
Parole di conforto per i genitori, i fratelli e soprattutto per la compagna Michela di Livigno, che fra un mese avrebbe reso padre Paolo. Ieri sera alle 20.30 nella chiesa parrocchiale è stato recitato il rosario, i funerali invece saranno celebrati lunedì alle 14.30.
Nei manifesti funebri i familiari hanno affettuosamente voluto solamente scrivere il nome senza il cognome. «Non rattristiamoci di averlo perso, ma ringraziamo Dio di averlo avuto» è il messaggio ricco di fede che accompagna l’annuncio delle esequie.
Paolo si era diplomato falegname frequentando i cinque anni studio nell’istituto professionale Pinchetti di Tirano: «Sicuramente uno degli alunni più brillanti degli ultimi anni - afferma l’assistente del laboratorio di falegnameria, Felice Strambini -. Un suo elaborato, una bellissima terrazza in legno, era rimasta esposta per anni visto il pregio del lavoro. Era una bella annata quelli dei ragazzi del 1988, tanti bravi studenti che avevano alzato il livello della classe. Paolo era uno sicuro - aggiunge -, uno di quelli che potevi lasciare lavorare con tranquillità perché era avveduto. Di tanto in tanto veniva a farci visita, sia alla ricerca di qualche ragazzo per l’apprendistato ma anche per l’affetto che lo legava al professore di falegnameria Marco Holzknecth. La scomparsa di Paolo ci rattrista e ci lascia senza parole».
Vicinanza alla famiglia così duramente colpita è espressa anche dal presidente provinciale dell’Anmil (Associazione degli infortunati e dei caduti sul lavoro), Emilio Giacomelli: «Perdiamo un pezzo di futuro. È un dramma. Noi come associazione, con l’aiuto anche dall’Unione artigiani, facciamo molto in termine di prevenzione nelle scuole. Sono anni che a Bormio incontriamo gli studenti delle scuole professionali e con me in aula viene sempre anche il presidente della sezione di Bormio degli artigiani, Fulvio Sosio (che ieri aveva detto: «La morte di Paolo? Per me è come avere perso un figlio. Era davvero un ragazzo d’oro»)». Facciamo tanto, ma poi quando capitano questi terribili incidenti, capiamo che purtroppo c’è ancora molto da fare». Il nome di Paolo Pradella finirà nel Libro della memoria dell’abbazia di Colda, dove il 1 maggio si rende onore ai caduti sul lavoro. Nel libro, grazie a un’iniziativa del compianto padre Giuseppe Oldrati, sono registrati tutti i valtellinesi e i valchiavennaschi che negli ultimi 50 anni hanno perso la vita sul lavoro.
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