Cronaca / Tirano e Alta valle
Venerdì 09 Agosto 2019
Legge sullo sport, che scintille
Anche i Giochi 2026 tremano
Riforma contestata. Il Cio minaccia dure sanzioni in vista di Tokyo 2020. E all’orizzonte si paventano rischi anche per le Olimpiadi Milano-Cortina
«Saremmo grati se lei, nel suo ruolo di presidente del Coni ma anche nel suo ruolo di Membro Cio che rappresenta il Cio il Italia, potesse portare queste serie preoccupazioni all’attenzione urgente delle più alte autorità di Governo e lavorare insieme con loro per perfezionare le disposizioni in questione del Disegno di Legge e renderle completamente compatibili con i principi fondamentali e con le Regole che governano il Movimento Olimpico, prima che il testo definitivo sia presentato alle autorità competenti per l’approvazione».
È quanto spiega il Comitato Olimpico Internazionale nella lettera inviata al presidente del Coni, Giovanni Malagò, in merito ad alcune disposizioni contenute nella legge di riforma dell’ordinamento sportivo in discussione in Parlamento. «Contiamo sulla comprensione e sulla positiva collaborazione delle parti interessate per risolvere amichevolmente questi temi e evitare eventuali complicazioni inutili e/o ulteriori azioni da parte del Cio», si legge ancora nella missiva. Il Comitato aggiunge che, «se necessario», è pronto «a organizzare un incontro congiunto questa settimana presso la sede centrale del Cio a Losanna». Perché se viene meno l’autonomia causa ingerenze politiche, questo il concetto fondamentale, anche i Giochi di Tokyo del prossimo anno sono a rischio. L’Italia non vuole fare la fine del Kuwait, ma certo la “guerra” scatenata dalla legge sullo sport e che ha fatto scendere in campo il Cio con la minaccia della sospensione (anche a tempo) dalla famiglia olimpica, mette in allarme.
Se sul testo, approvato in via definitiva anche in Senato, non verranno apportate le modifiche richieste dal Comitato presieduto da Thomas Bach, tra le sanzioni che potrebbero arrivare c’è anche «la sospensione o il ritiro del riconoscimento del comitato olimpico». Il Coni in questo caso.
L’immediata conseguenza sarebbe l’esclusione da Tokyo 2020, in cui, con lo stop del Cio, la partecipazione della delegazione azzurra avverrebbe sotto la dicitura “atleti olimpici indipendenti”: nessuna bandiera del Paese, né inno sul podio. Un provvedimento che il Comitato olimpico internazionale adottò appunto nei confronti del Kuwait, quando nel 2015 il Paese dell’Emiro fu sospeso a causa delle ingerenze politiche nell’organismo sportivo. Di fatto il governo kuwaitiano non aveva garantito l’indipendenza richiesta dal Cio per il comitato locale. E alle Olimpiadi di Rio 2016 gli atleti parteciparono “apolidi”. Un bando adottato anche per l’India in precedenza causa il mancato rispetto delle regole della carta olimpica, e per le ingerenze politiche nelle elezioni del comitato locale.
Tra gli effetti immediati della eventuale sospensione ci sarebbe anche la perdita da parte di tornei preolimpici in programma in Italia (come quello per la pallanuoto femminile) del loro valore: non sarebbero più eventi che assegnano i pass per i Giochi. E se a stretto giro l’allarme è per Tokyo, all’orizzonte si possono paventare rischi anche per Milano-Cortina 2026.
All’organizzazione dei Giochi invernali, per cui l’Italia ha battuto la Svezia a Losanna lo scorso 24 giugno, mancano sette anni ma certo è che una sanzione del Cio nei confronti del Paese ospitante potrebbe causare un ricorso di Stoccolma-Aare, sconfitte nella corsa ai Giochi.
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