Cronaca / Tirano e Alta valle
Sabato 24 Ottobre 2015
«Io, rapinata in casa, dico “no” alle armi
Preferisco gli allarmi»
La presidente di Coldiretti Donna Impresa ripercorre la notte più brutta vissuta con la sua famiglia «Ho aperto gli occhi e c’era un ladro accanto a me».
«Ancora oggi ricordiamo benissimo quanto ci è accaduto tredici anni fa, ma restiamo convinti che non si debba possedere armi in casa. Che sia meglio proteggersi con robusti sistemi di sicurezza e allarmi contro i malviventi».
Mentre a livello nazionale si discute della reazione del pensionato di Vaprio d’Adda che, con un colpo di pistola, ha ucciso il ladro sorpreso in casa, Rosanna Fiorina - titolare di Centro Giardino a Villa di Tirano e vittima, con la famiglia, nel 2013 di una rapina - invoca prudenza e ragionevolezza. «Era un lunedì – racconta Fiorina, oggi presidente di Coldiretti Donne Impresa -. Ero ritornata dalla palestra e, una volta a letto, sia io sia mio marito ci siamo addormentati con la televisione accesa. Ad un certo punto apro gli occhi e vedo una persona di fianco a me che va verso la tv e la spegne. Dalle scale filtrava la luce che, di notte, lasciavo accesa per precauzione nel caso i miei bambini si svegliassero. Subito mi sono rivolta all’uomo dicendogli: “Ci siamo svegliati. Lasciaci stare. Vai via e non ti denunciamo”. Ma lui ha detto che voleva i soldi. A quel punto ha chiamato il secondo uomo che è arrivato in camera nostra trascinando per un orecchio nostro figlio Nicolas che, allora, aveva 11 anni. La sua camera da letto era aperta e così sono entrati e lo hanno trattenuto. Per fortuna mia figlia Isabel, che aveva 8 anni, dormiva con la porta chiusa e da lei non sono entrati».
L’arma più convincente per far pressione sui genitori è minacciare il figlio. Il primo uomo teneva bloccato il marito di Rosanna, Davide Luraghi, mentre la donna con tutta la sua forza si è scagliata contro il secondo uomo strappandogli dalle braccia il figlio Nicolas.
A quel punto i due rapinatori hanno messo a soqquadro la camera, rovistando in cassetti e armadi e buttando tutto per terra. Hanno trovato orologi e gioielli e hanno obbligato l’uomo ad aprire la cassaforte. «Non so da quale Paese provenissero, ma sicuramente dall’Est – prosegue Fiorina -. Ho cercato di farli ragionare dicendo a loro che, occupandomi di volontariato, spesso ho raccolto vestiti, anche dei miei figli, per mandarmi nella ex Jugoslavia per i bisognosi. Ma loro le mie parole non le volevano sentire».
Fuori dall’abitazione c’era un basista che ad un certo punto, allarmato dal passaggio di una macchina dei Carabinieri. chiamata per il furto di autoradio a Bianzone, ha temuto che fosse scattato un allarme in casa della famiglia Luraghi e così ha dato ordine ai due complici di lasciare l’abitazione. Questi hanno portato via i cellulari dei coniugi, strappato il telefono fisso e sono scappati lasciando in giardino carte, documenti e tutto quanto avevamo prima trovato al piano terra della casa.
«Ci hanno portato via orologi, soldi e gioielli, ma non è tanto il danno economico quanto quello psicologico che ci hanno procurato – conclude -. Mio marito si è sentito impotente nel difendere la sua famiglia e mio figlio, per un anno, si è svegliato nel cuore della notte ed è venuto in camera nostra per dormire in fondo al letto. Nonostante questa violenza, l’unica soluzione per me è potenziare i sistemi di allarme, disporre sbarre alle finestre del piano terra come abbiamo fatto noi. Piuttosto ritengo che sia meglio un maggior controllo da parte delle forze dell’ordine sul territorio. Ma niente armi».
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