
Cronaca / Tirano e Alta valle
Giovedì 27 Marzo 2025
Inchiesta conclusa in Alta Valle. «Un’associazione a delinquere»
Si va dalla turbativa d’asta alla corruzione, dal riciclaggio all’autoriciclaggio o ai reati fiscali per citarne alcuni, ma sicuramente l’ipotesi più pesante formulata dal pm Latorre è quella dell’associazione a delinquere. L’avvocato di Bracchi: «Un fascicolo enorme»
Valdisotto
Sono diverse le imputazioni e a vario titolo che il magistrato titolare dell’inchiesta sugli appalti in Alta Valle, Stefano Latorre, lo scorso fine settembre ha chiuso con il recapito a 27 persone dell’avviso del 415 bis del Codice di procedura penale che, solitamente, precede la richiesta di rinvio a giudizio della Procura. Si va dalla turbativa d’asta alla corruzione, dal riciclaggio all’autoriciclaggio o ai reati fiscali per citarne alcuni, ma sicuramente l’ipotesi più pesante è quella dell’associazione a delinquere. Per tutti i coinvolti, in ogni caso, vale la presunzione di non colpevolezza, sino ad eventuali condanne passate in giudicato.
Nelle carte il magistrato, sulla scorta delle indagini condotte a lungo dalla Guardia di finanza della Tenenza di Bormio e da lui coordinate, spiega come si sarebbe concretizzato il reato associativo e quali sono ritenuti i protagonisti, almeno quelli identificati, che si associavano fra loro - secondo l’accusa - allo scopo di commettere più delitti di frode fiscale, riciclaggio, autoriciclaggio, turbata libertà degli incanti, corruzione di pubblici ufficiali, attraverso un’articolata rete di società immobiliari alcune delle quali costituite in Svizzera, ma in ogni caso tutte riconducibili «alla direzione e al controllo del capo assoluto dell’associazione criminale Enrico Davide Bracchi». Il quale, a un certo punto dell’indagine, finì addirittura in carcere, ma si proclamò sempre innocente. L’avvocato di fiducia del costruttore, Anna Viganò del Foro di Como, al momento si limita a dire: «Il fascicolo è enorme. Siamo in attesa della fissazione dell’udienza preliminare».
«I sodali - scrive il pm negli atti di cui da mesi sono a conoscenza gli indagati - costituivano inoltre un cartello di imprese finalizzato a turbare, mediante accordi illeciti tra gli imprenditori, le gare nella provincia di Sondrio concordando previamente chi si sarebbe aggiudicato le gare, ovvero nel caso in cui la vittoria fosse andata a un’impresa diversa da quella concordata, facevano in modo da dare in subappalto la gara all’impresa da loro designata. E, inoltre, costituivano uno stabile centro di riciclaggio in Svizzera in cui fare confluire i proventi illeciti e farli rientrare in Italia in contanti». Gli inquirenti illustrano nel dettaglio, inoltre, i ruoli ricoperti dai componenti del presunto «consorzio criminale». Partono, nella descrizione, da «Bracchi capo, promotore e costitutore e organizzatore del cartello di imprese che, di fatto, condiziona quasi tutte le gare nella provincia e in particolare quelle nei Comuni di Bormio, Valdisotto, Valdidentro, Livigno e Comuni limitrofi».
C’è poi Nadia Urbani che «coscientemente e stabilmente fornisce lo schermo al marito Bracchi», coadiuvandolo sia «nelle condotte evasive ai danni del Fisco che nella relativa gestione dei fondi illeciti». Prezioso, a detta del magistrato, il ruolo di Stefania Sala, «segretaria che si occupa della gestione pratica dell’ufficio di Bracchi da cui partono tutti gli ordini per gli associati. La Sala custodisce pure la contabilità parallela su una chiavetta Usb».
Un altro addetto coinvolto nell’asserito reato associativo è Stefano Besseghini, dipendente dell’impresa edile del costruttore che «con Sala si occupa di modificare i rapporti di trasporto per gestire lo smaltimento abusivo di rifiuti provenienti dai cantieri della ditta».
Indagato, inoltre, Andrea Pedrana, ritenuto «organizzatore, consigliere di Bracchi che coadiuva nelle condotte turbative inerenti le varie gare d’appalto. È il vero braccio destro operativo dell’imprenditore».
Poi Giulio Verga di Cadorago (Como), considerato «mero partecipe dell’organizzazione poiché ha appoggiato stabilmente l’imprenditore nella commissione dei reati turbativi contro la pubblica amministrazione, con particolare riguardo alla concessione edilizia viziata relativa alla Ciuk Srl e alla successiva fase di vendita degli appartamenti in cui si è inserita un’operazione di riciclaggio».
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