Inchiesta appalti a Valdisotto: si allarga lo spettro delle indagini

Dopo le undici misure cautelari eseguite dalla Guardia di finanza nelle ultime ore, l’inchiesta potrebbe portare a breve a nuovi sviluppi. Al momento, fra gli arrestati, sono unicamente trapelati i nomi del geometra Nicola Amato e quello del costruttore Enrico Davide Bracchi

Valdisotto

Il terremoto giudiziario che, nelle ultime ore, ha scosso l’Alta Valtellina con l’esecuzione da parte della Gdf di undici misure cautelari concesse dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale del capoluogo valtellinese, Fabio Giorgi, di cui cinque agli arresti domiciliari e sei interdittive, ossia il divieto a carico di altrettanti professionisti e titolari di imprese edili a contrattare, in via temporanea, con la pubblica amministrazione, riguarda presunte mazzette e altre utilità, come lavori nelle abitazioni a favore di alcuni degli indagati in cambio degli appalti assegnati in modalità diretta senza la partecipazione a gare. E l’inchiesta potrebbe portare, a breve, a nuovi sviluppi.

Soltanto due nomi trapelati

Al momento, fra gli arrestati, sono unicamente trapelati i nomi del geometra Nicola Amato, 52 anni, residente a Valdisotto, responsabile da parecchi anni dell’Ufficio Lavori pubblici, Servizio opere pubbliche, Manutenzione beni comunali, Protezione civile e Ufficio tecnico manutentivo del Comune di Valdisotto - insomma, il funzionario alla guida dell’ufficio che più conta in municipio per quanto concerne il potere di spesa - e quello del costruttore Enrico Davide Bracchi, 61 anni, residente sempre nel paese dell’Alta Valle, alla guida di una tra le più importanti imprese edili in assoluto dell’intera Valtellina, un vero big del mattone.

A carico delle undici persone sottoposte alle indagini - alcuni residenti in provincia di Bergamo - della Guardia di finanza della Tenenza di Bormio, il procuratore Piero Basilone e il sostituto Giulia Alberti hanno ipotizzato, a vario titolo, reati come il peculato, la corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio e il falso ideologico in atto pubblico.

Le memorie difensive

«La Procura - spiega una nota diffusa dal capo dei magistrati sondriesi - attende ora eventuali memorie difensive, documenti, richieste di interrogatorio o di approfondimenti di indagine. Tutto sarà attentamente e doverosamente preso in considerazione». Un avviso di garanzia o un provvedimento cautelare, lo ribadiamo sempre, non equivalgono di certo a un verdetto di colpevolezza per i destinatari: saranno eventuali processi a riconoscere, semmai, profili di responsabilità.

L’attività investigativa della Gdf aveva preso le mosse nel marzo 2023, in seguito alla presentazione di un dettagliato esposto presentato in caserma - probabilmente da un imprenditore ripetutamente escluso dagli appalti per interventi di manutenzione, realizzazione di strade e sentieri e opere più consistenti quanto a importi, ma che potevano essere assegnati in via diretta, ossia senza la partecipazione a gare fra aziende - e ha “inizialmente coinvolto il responsabile dell’ufficio comunale e alcune persone fisiche, prevalentemente imprenditori e professionisti».

Nel corso delle complesse indagini, durate parecchi mesi, anche attraverso diverse perquisizioni in uffici pubblici e case oltre all’importante ricorso alle intercettazioni, gli investigatori delle “Fiamme Gialle” sottoposero «a sequestro anche consistenti somme di denaro (oltre 320mila euro anche in banconote di medio e grosso taglio, occultati in diversi luoghi, tra cui bagni, casseforti e una cassetta di sicurezza) e documenti che si sono rivelati fondamentali per la ricostruzione dei fatti».

A ieri pomeriggio all’Ufficio del gip non risultavano pervenuti gli atti, per cui il dottor Giorgi non ha ancora fissato gli interrogatori di garanzia. Non essendoci nessuno in carcere c’è, tuttavia, tempo dieci giorni.

Anche per il geometra Amato, la cui posizione sarebbe quella più delicata, per il quale la Procura aveva chiesto la misura cautelare in carcere, ma il giudice ha ritenuto potesse bastare quella agli arresti domiciliari, come per altri quattro coindagati come il costruttore valtellinese, già in un recente passato arrestato per un’altra inchiesta e al quale fu sequestrata un’ingente somma di denaro.

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