Cronaca / Tirano e Alta valle
Mercoledì 17 Febbraio 2021
Il prefetto blinda le piste:
non ci si può andare
Pasquariello vieta di andare negli spazi serviti da impianti, anche se sono chiusi al pubblico
Si annuncia dirompente, nel mondo dello sci, il provvedimento restrittivo adottato, ieri pomeriggio, dal prefetto di Sondrio, Salvatore Pasquariello, in merito alla fruizione “libera” dei comprensori sciistici della nostra provincia, a impianti di risalita fermi.
Per il prefetto, infatti, il concetto di impianti chiusi si trasferisce anche alle piste, battute, da ritenersi, al pari, chiuse, e, quindi, interdette all’utilizzo “in libertà”, per così dire, da parte di sciatori che le risalgono sugli sci medesimi, oppure, con altri mezzi.
Sì, perché la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la notizia, rilanciata, lunedì, dal Tg1 delle 13.30, e già riportata, in precedenza, sulle colonne del nostro quotidiano, che voleva i turisti di Livigno raggiungere la cima delle piste da sci, in taxi o con altri mezzi a motore per poi ridiscenderle sugli sci. Modalità che sarebbe stata replicata, ieri mattina, anche a Bormio, con salita in auto fino a quota 2000, cioè fin dove arriva la strada, per, poi, scendere, lungo la mitica Stelvio, sugli sci. E modalità cui sembrerebbero aver ricorso anche sciatori di stanza ad Aprica, che, al pari, avrebbero raggiungo con mezzi motorizzati la cima del Baradello, per poi ridiscenderla, in libertà, in pista.
E se fino all’altro ieri, queste modalità alternative, potevano passare anche sotto silenzio, oggi, è diverso. Colpa della pandemia, che ha indotto il prefetto a miti consigli.«Per quanto riguarda, in particolare - scrive la Prefettura in un comunicato stampa -, le persone che stazionano in attesa di prendere gli autobus, per risalire le piste, si potrebbero replicare le condizioni di assembramento che si vogliono evitare col divieto di uso degli impianti».
Ergo, in attesa di avere chiarimenti, in merito, da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dei Ministeri della Salute e dell’Interno e da Regione Lombardia, cui ha chiesto chiarimenti, il prefetto di Sondrio ha agito in “autotutela”, chiudendo i comprensori sciistici ad ogni tipo di fruizione, sci, snowboard, ciaspole, bob e slittini.
Ha, poi, trasmesso ai sindaci dei Comuni di Aprica, Bormio, Caspoggio, Chiesa in Valmalenco, Gerola Alta, Livigno, Madesimo, Teglio, Valdidentro, Valdisotto, Valfurva, copia del quesito inviato al Governo chiedendo loro di esprimersi al riguardo «ai fini di formulare definitive valutazioni», è scritto. E se, in precedenza, la situazione di Livigno era già stata discussa col sindaco, Damiano Bormolini, ieri pomeriggio, un incontro, si è tenuto anche con Dario Corvi, sindaco di Aprica, orientato ad una “mitigazione” del provvedimento che, inutile dirlo, ha lasciato, i più, attoniti, ed ha scatenato forti malumori negli sciatori.
Perplesso Massimo Fossati, presidente di Anef Lombardia, l’ associazione di categoria degli impianti maggioritaria.
«Non mi risultano altri provvedimenti di questo tipo in Italia - assicura - e, francamente, mi sembra eccessivo. Siamo al limite dell’accanimento verso chi scia. Perché se è per un discorso di sicurezza, dato che, a impianti chiusi, le piste non sono presidiate e può succedere di tutto, posso anche capire, ma se è per un fatto di assembramento anti Covid, mi sembra che stiamo andando oltre. Si sale in autobus? Ci sono divieti a prendere gli autobus? Non lo so...».
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