Cronaca / Tirano e Alta valle
Giovedì 25 Marzo 2021
Il giudice assolve il “falso cieco”
«Nessuna truffa e nessun raggiro»
Prosciolto l’uomo di Teglio che girava a piedi pur affetto da “cecità assoluta”
Non era un falso cieco: aveva problemi alla vista e anche se ha incassato l’assegno di invalidità erogato per “cecità assoluta” l’errore è stato semmai di chi gliela ha diagnosticata.
Lui, 64 anni, di Teglio, non ha commesso alcun reato. Né lui, accusato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, né i suoi familiari accusati di favoreggiamento; la sorella, la figlia di lei e il suo compagno.
Si è conclusa con una serie di assoluzioni “perché il fatto non sussiste” ieri mattina l’udienza preliminare con rito abbreviato davanti al giudice Pietro Della Pona per una vicenda che aveva suscitato scalpore e indignazione, nata da un’operazione della Finanza nel gennaio 2019.
L’uomo, allora 71enne, da 11 anni, dal 2007, percepiva un assegno di invalidità per cecità assoluta. Ma i finanzieri, nell’ambito di controlli sulle false invalidità, lo avevano scoperto camminare per strada senza bastone bianco, attraversando con grande sicurezza, e passeggiare per i boschi, in montagna, senza alcun problema.
Da qui le indagini, condotte dall’allora sostituto procuratore Antonio Cristillo, che avevano portato alla denuncia per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
Dal momento che dal 2007 l’invalido aveva percepito 159 mila euro di assegni dall’Inps, era stato disposto il sequestro preventivo “per equivalente” dei suoi beni: 100 mila euro depositati sul conto corrente, oltre ad altri 30 mila euro. Secondo l’accusa l’indagato si accingeva a spostare il denaro su altri conti correnti nel tentativo di eludere i sequestri. Le accuse si basavano anche su intercettazioni telefoniche, chiamate tra l’uomo e i familiari che, secondo l’accusa, dimostravano l’intento truffaldino. Inoltre l’indagato era stato sottoposto a una visita medica a Milano.
Questo l’impianto accusatorio, che ha portato ieri mattina in udienza il pm Giulia Sicignano a chiedere una condanna a un anno e 4 mesi e pene più lievi per i co-imputati.
L’impianto è stato però smontato dal giudice. Per sussistere, il reato di truffa, occorre che l’imputato abbia compiuto “artifici e raggiri e abbia indotto in errore” terzi. Ma secondo il gup nulla di tutto questo è accaduto, perché l’indagato non ha mai mentito sulle sue condizioni sanitarie.
Lo spiega il suo legale Marcello Caci: «Il mio cliente è stato messo alla gogna mediatica, e con lui anche i suoi familiari e ora finalmente è stato provato ciò che sostenevo fin dall’inizio, e cioè che il mio cliente non ha mai posto in essere alcun raggiro per trarre in inganno chi l’ha sottoposto a visita».
«Forse la diagnosi non era corretta , ma semmai è stato un errore di chi ha fatto una diagnosi di cecità assoluta. Il mio cliente non ha mai cercato di frodare lo Stato: non ha mai detto di essere cieco assoluto, ma di avere ancora dei residui di vista» spiega l’avvocato. «Tanto è vero che l’Inps non si è costituita parte civile e non ha mai chiesto indietro i soldi percepiti».
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