Cronaca / Tirano e Alta valle
Martedì 12 Gennaio 2016
Fermati cinque bracconieri: c’è pure un ex guardacaccia
Avevano appena abbattuto un cervo in Val Belviso. Sequestrati l’animale ucciso, l’arma e il faro utilizzati per la caccia.
Ancora un caso di bracconaggio in provincia di Sondrio. Con il blitz della scorsa notte sono saliti a nove nelle ultime settimane gli indagati per aver cacciato di notte in periodo vietato. In questo caso, oltretutto, a finire nella rete della Polizia provinciale c’è anche un ex guardacaccia. Assieme al figlio e ad altri tre amici, tutti, come lui, della Valcamonica, aveva appena abbattuto un cervo in val Belviso, nel territorio comunale di Teglio.
La trappola è scattata in località Ganda. Sul pick up dei cinque cacciatori di frodo, le guardie valtellinesi hanno trovato non soltanto la carcassa di un cervo appena abbattuto, ma anche una torcia e, soprattutto, la carabina Bergara calibro 308 Winchester utilizzata per la sparare all’animale.
È una delle armi preferite dai bracconieri, soprattutto per la sua robustezza e per la semplicità costruttiva, nonostante sia monocolpo e utilizzi un calibro leggermente inferiore a quello utilizzato normalmente nella caccia agli ungulati di grossa taglia. Altra arma utilizzata dai bracconieri è la Thompson calibro 22 lr oppure 223, sia in versione carabina che pistola, magari modificata con un calcio artigianale e con l’adozione di mire ottiche.
Senza contare i silenziatori a volte applicati alla canna e completamente illegali. Particolare non di poco conto, quello del tipo di arma utilizzata. Mentre il cacciatore si preoccupa di utilizzare proiettili di potenza tale da uccidere la preda senza provocarle inutili sofferenze, i bracconieri puntano soprattutto a fare meno rumore possibile, contando sul fatto di potersi avvicinare all’animale fino a poche decine di metri approfittando dell’oscurità per poi abbagliarlo con un faro e colpirlo nei punti vitali da breve distanza. Ma evidentemente non hanno sempre una mira infallibile, visto l’elevato numero di cervi feriti nei quali si imbattono regolarmente le guardie venatorie.
Nel caso degli indagati dell’altra notte, in ogni caso, l’arma era regolare, così come il permesso di detenerla. Di fronte agli agenti che li avevano appena fermati, i cinque avrebbero mostrato un atteggiamento collaborativo, ammettendo in pratica le proprie responsabilità. La loro auto era stata notata poco prima dalle guardie, poi però era sparita dalla vista delle forze dell’ordine. La polizia provinciale si è appostata però in un passaggio obbligato che i cinque bresciani non hanno potuto evitare.
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