Cronaca / Tirano e Alta valle
Domenica 26 Marzo 2017
«E voleva pure amputarmi la gamba»
L’incredibile vicenda di Mauro Demonti, imprenditore tra le presunte vittime del dottor Confalonieri. «Quando gli ho detto che c’era un’infezione mi ha risposto: “Cosa pretendeva? Il suo osso era un colabrodo”».
«Quando gli ho detto che la protesi che mi aveva impiantato aveva fatto infezione, mi ha risposto: “Cosa pretendeva? Il suo osso era un colabrodo”. Certo, peccato che prima dell’intervento mi avesse assicurato che tutto sarebbe andato certamente a buon fine».
Mauro Demonti i segni delle cure del dottor Norberto Confalonieri li porta tutti sulla propria pelle. Saranno i giudici a stabilire le responsabilità del primario del Gaetano Pini di Milano finito ai domiciliari per tangenti e accusato, tra l’altro, di aver fratturato il femore a un’anziana paziente così, soltanto per fare un po’ di pratica. Demonti, titolare di un’agenzia di pompe funebri a Cepina, Valdisotto, dopo averlo conosciuto ha però anche pensato seriamente al suicidio.
«Per fortuna poi mi sono affidato al dottor Carlo Romanò del Galeazzi e in qualche modo ha rimediato alla situazione - ricorda l’imprenditore dell’Alta Valle, 62 anni -. Il ginocchio non si piega e la gamba è rigida, ma è andata ancora bene: Confalonieri, visto che il tentativo con la protesi era fallito, mi aveva proposto l’amputazione».
I problemi per Mauro Demonti erano cominciati nel 2002, quando fu investito da un ubriaco e si ritrovò con il ginocchio sinistro completamente massacrato. Anni di tribolazioni finché era saltato fuori il nome di un luminare di Milano che impiantava delle protesi miracolose. Il dottore era Norberto Confalonieri. Ne parlavano i giornali e le televisioni: poteva e doveva essere la soluzione del problema.
Il resto è ormai contenuto nel fascicolo delle indagini, anche perché tra le telefonate intercettate dagli inquirenti ci sono proprio quelle di Demonti. «Mi ha operato al ginocchio al Cto di Milano il 3 settembre del 2015. Sembrava che l’intervento fosse riuscito, i primi giorni tutto bene. Poi però ho cominciato a sentire male. Era un’infezione: osteomelite» il racconto del paziente valtellinese. Fidandosi ancora del noto primario, Demonti non aveva esitato a mettersi ancora una volta nelle sue mani per una seconda operazione. «I cinque mesi e mezzo successivi li ho passati steso nel letto» racconta.
«Le mie telefonate a Confalonieri sono state intercettate. Le mie e quelle di mia moglie - ancora Demonti -. Tra le frasi registrate c’è anche quella in cui gli dico dell’infezione e nella quale mi risponde che non potevo pretendere di più, visto lo stato del mio osso».
Nel giro di poco più di un anno, tra il primo settembre 2014 e il 31 dicembre 2015, il primario di ortopedia del Cto-Pini di Milano avrebbe impiantato 62 “protesi monocompartimentali di ginocchio” della Johnson&Johnson per «motivazioni di natura prettamente economica e personale», non «per scelte scientificamente orientate» ma soltanto per un «arricchimento personale» e per i suoi rapporti «occulti» con i referenti commerciali della multinazionale. È quanto emerge dagli atti dell’inchiesta della Procura di Milano che ha portato agli arresti domiciliari per corruzione e turbativa d’asta il medico, indagato anche presunte lesioni su pazienti. Stando alle carte, sono proprio queste 62 protesi impiantate e, dunque, queste 62 operazioni quelle al centro dei nuovi accertamenti dei pm con il sequestro di altrettante cartelle cliniche. Secondo gli inquirenti, Confalonieri usò anche false “argomentazioni” per «giustificare il perdurante utilizzo delle protesi» della multinazionale.
Respinge «in toto le accuse» Confalonieri. È quanto fa sapere il suo difensore, l’avvocato Ivana Anomali, precisando in una nota «a salvaguardia degli interessi e del decoro morale e professionale» del professor Confalonieri che «gli stralci delle intercettazioni sono parziali e fuorvianti in quanto lette al di fuori del contesto». Nei prossimi giorni per il primario si terrà l’interrogatorio di garanzia davanti al gip.
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