Cronaca / Tirano e Alta valle
Lunedì 18 Marzo 2019
È la regina della Valle
«Ma l’aquila corre ancora dei pericoli»
È la seconda area in Italia come densità di coppie ma resta alto il problema dell’avvelenamento da piombo: «Mangiano parti di animali contaminate dai proiettili»
È il simbolo del Parco Nazionale dello Stelvio, eppure Enrico Bassi, responsabile della ricerca sui grandi rapaci dell’area protetta, non ha esito a definire l’aquila un’ “illustre sconosciuta”.
A questo nobile animale è stato dedicato ieri il simposio organizzato a conclusione del 30 censimento in contemporanea di aquila e gipeto che ha visto sabato 214 osservatori impegnati sul territorio protetto per un’importante raccolta dati che, unita ad altre indagini, ha consentito negli anni al Parco di raccogliere un’enorme mole di informazioni sulla consistenza numerica e sullo stato di salute dei rapaci.«L’aquila – ha assicurato Bassi - non è una specie a rischio di estinzione. Delle 630 - 729 coppie stimate in Italia, 90 sono in Lombardia. E il 20% della quota regionale nidifica in alta Valtellina, dove sono registrati la seconda densità in Italia (16,1 coppie ogni mille km quadrati) e un buon successo riproduttivo». Ma non mancano le criticità.
L’avvelenamento da piombo, causa del saturnismo, rappresenta la minaccia più consistente. «La pratica dell’eviscerazione sul posto degli ungulati dei cacciatori rende disponibile cibo contaminato dalle schegge di piombo dei proiettili. L’intossicazione provoca nei rapaci (e tra loro le aquile sono la specie più esposta) la morte nei casi acuti o diversi comportamenti anomali e altri sintomi non facili da identificare. Di recente – ha raccontato - abbiamo trovato tre aquile con la testa nei tombini delle strade, falciati dalle auto, con valori di piombo nelle ossa e negli organi interni elevatissimi».
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