Cronaca / Tirano e Alta valle
Lunedì 05 Giugno 2017
Dina e Domenico, in 3 anni realizzano
il Duomo di Milano
Coppia tiranese sposata da 47 anni crea capolavori in miniatura di incredibile precisione. Tra i lavori il santuario di Madonna donato ai religiosi.
Con un impegno durato tre anni abbondanti Dina e Domenico Poloni hanno arricchito la loro casa di un ennesimo manufatto di ragguardevoli dimensioni: un “Duomo di Milano” alto 91 cm, largo 77, lungo 132; tutto traforato. La passione alla base per i lavori col “traforo” li ha portati a costruire, negli anni, navi, lampadari, quadri, una felice commistione di prodotti che li costringerà, prima o poi, a dover uscire di casa per poterli alloggiare tutti.
La Nina, la Pinta e la Santa Maria, il Titanic (in scala 1:200, lunghezza: 1,350 m), l’Amerigo Vespucci, un mastodontico “modellino” del santuario di Madonna di Tirano (donato ai religiosi della chiesa), una Torre Eiffel, la Mole Antonelliana. Ogni mobile di casa porta sul lato superiore una sua opera, con gran diletto di Dina quando deve convincere la polvere a sloggiare. Nel libro “I pilastri della terra” di Ken Follett fu in incendio a far costruire la basilica di Kingsbridge a Tom il costruttore; analogo incendio, interiore chiaramente, ma altrettanto intenso e coinvolgente, quello che spinse Domenico e Dina Poloni a costruire la loro “basilichina” che oggi è «ospite della sorella maggiore». Ci sono poi voluti una decina di anni per arrivare all’odierno Duomo di Milano che ora domina il domenicale laboratorio, armato di guglie, sulla più alta delle quali svetta la Madonnina.
Domenico Poloni è un ferroviere in pensione e tutto indurrebbe a pensare al modellismo ferroviario come suo hobby; ma in casa sua non c’è un vagone, una locomotiva, un pezzo di strada ferrata; no: navi, velieri, caravelle, galeoni, anche se ha ammesso candidamente, la prima volta che l’abbiamo incontrato nel 2008, «all’inizio mi hanno dovuto spiegare la differenza tra prua e poppa».
«Questa volta abbiamo recuperato tavole di segheria - hanno spiegato Dina e Domenico Poloni -, le abbiamo tagliate orizzontalmente in fogli spessi 3 e 6 millimetri sui quali abbiamo incollato i disegni e cominciato a intagliare». Disegni procurati in Spagna, richiesti a Pedro Lopez Rodriguez di Siviglia, che hanno prodotto “milioni” di piccoli pezzi, per assemblare i quali sono occorsi tutta la pazienza di 47 anni di matrimonio di Dina e Tom.
«Lui l’ha voluto – ha detto Dina – io non ne ero tanto contenta; l’inizio è stato titubante per la mole di pezzi e di lavoro in ballo; non pensavo ce la facesse e invece, con calma e pazienza, eccolo qua il risultato». Mai accarezzata l’idea di “mollare”? Domenico s’è lasciato scappare: «Mai, anche solo per il mio puntiglio di non sentirmi dire dalla Dina “Ecco, te l’avevo detto”. Comunque in due abbiamo effettuato un controllo e uno studio continuo prima di incollare, prima di montare un pezzo che potesse dare fastidio in una fase successiva, col legno soggetto ad assestamento e quindi sempre attentissimi. Anche perché i costi ci sono: arriva tutto da via, in Valle non si trova più niente».
Comunque un “ritorno alle origini” cova sotto la cenere: il ferroviere Domenico Poloni ha in itinere una locomotiva Elisabettiana: «ancora in fase di studio, per il momento», ma è “ferrato” il “ragazzo”. Dina è la sua consigliera e realizzatrice delle rifiniture, ma soprattutto si defila al momento opportuno per lasciare tutta la scena a lui. Eh beh, sono 47 anni che sono sposati, un po’ di affiatamento ci sarà pure in questa formidabile coppia!
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