Corruzione, ex primario del Morelli condannato a un anno e tre mesi

Nel 2021 aveva fatto scalpore la notizia dell’inchiesta della Guardia di Finanza che vedeva indagato un ex primario dell’ospedale Morelli di Sondalo, Alberto Luca Messina, alla guida dal 2016 e fino al 2018 del reparto di Neurochirurgia, accusato di corruzione insieme all’amministratore delegato di una società fornitrice di protesi ortopediche. E oggi pomeriggio, dopo quasi tre ore di camera di consiglio, i giudici del Tribunale di Sondrio hanno condannato il medico milanese di 65 anni a un anno e tre mesi di reclusione.

Si è conclusa così, almeno in primo grado, una vicenda che risale a diversi anni fa, venuta alla luce appunto nel 2021 quando i militari delle Fiamme gialle avevano eseguito due decreti di sequestro preventivo, uno nei confronti di Messina e l’altro del manager della società Spinevision Italia Srl.

Le indagini avevano preso le mosse da un esposto presentato, nel mese di febbraio del 2018, dall’Azienda socio sanitaria territoriale Valtellina Alto Lario su presunte frodi nelle forniture di impianti ortopedici di stabilizzazione vertebrale prodotti dalla ditta italiana interamente controllata da una società francese.

Secondo il capo di imputazione, l’ex primario, già dal suo insediamento, aveva allacciato rapporti con il rappresentante della società, da cui avrebbe ricevuto mazzette per oltre 30mila euro, a cui si aggiungono quasi 15mila euro in “benefit”, come soggiorni in albergo, cene al ristorante, biglietti aerei e pure polizze assicurative.

Tutto per favorire la Srl nell’aggiudicarsi importanti contratti con l’Asst. Ad esempio, appena nominato primario di Neurochirurgia aveva rappresentato l’esigenza di utilizzare per gli interventi chirurgici sistemi di fissazione forniti proprio dalla Spinevision, affermando falsamente che in Asst non era disponibile niente di quel tipo e dichiarando che quelli richiesti avevano caratteristiche uniche. Era quindi riuscito a garantire alla società contratti di forniture annue di protesi, anche ben oltre alla necessità dell’ospedale.

Alberto Luca Messina era anche accusato di turbativa d’asta, ma il collegio giudicante, presieduto dalla dottoressa Barbara Licitra, ha ritenuto di non dover procedere per intervenuta prescrizione.

Concessa all’imputato la sospensione condizionale della pena subordinata al pagamento all’Asst, costituitasi parte civile, della somma di 30.943,55 euro (pari a quanto ricevuto a titolo di mazzette), e la non menzione della condanna nel casellario giudiziale. Verrà decisa in separata sede la somma a titolo di risarcimento in favore dell’Azienda sanitaria, con una provvisionale di 112mila euro. Decisa, infine, la confisca di circa 143mila euro, somma sequestrata nel 2021 dalla Guardia di finanza.

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