Cronaca / Tirano e Alta valle
Sabato 27 Febbraio 2021
Animali selvatici
«Periodo difficile
Non dategli cibo»
Valfurva. L’ultimo episodio di un cervo morto stremato. Inutili i soccorsi dei carabinieri del Parco nazionale
Neppure gli animali selvatici, con ogni probabilità, hanno memoria di un inverno così rigido, così all’antica, come quello che ci stiamo per lasciare alle spalle. Temperature spesso sottozero anche alle basse quote, e sovrabbondanza di neve. Pari a 1,30 metri, ieri, a quota 2000, nel Parco nazionale dello Stelvio, a Valfurva, proprio dove l’11 febbraio scorso si è accasciato al suolo, stremato, un bellissimo esemplare di cervo maschio, vinto dai rigori invernali e dalla mancanza di cibo in natura.
«Nella tarda mattinata di due giovedì fa, ci ha chiamato il gestore del rifugio “Stella Alpina” per segnalarci la presenza dell’ungulato nei pressi della sua struttura, sdraiato a terra, sfinito - dice il tenente colonnello Riccardo Ghilotti, comandante del reparto carabinieri del Parco nazionale dello Stelvio -. Aveva vagato per ore lungo la strada che, da Santa Caterina si inerpica lungo la Valle dei Forni, raccogliendo le sue ultime energie per allontanare coloro che avrebbero potuto togliergli la sua libertà. Fino a quando l’abbiamo raggiunto, sedato a distanza, tramite telenarcosi praticata dal tecnico faunistico dell’Ersaf, e tentato di soccorrerlo».
Ma nonostante la sedazione sia perfettamente riuscita e l’animale, caricato in motoslitta, sia stato portato a valle per essere trattato nel centro di ricovero temporaneo della fauna selvatica di Uzza del Parco nazionale dello Stelvio e lì assistito con cure e dedizione, non è sopravvissuto. Troppo lo stress e la sofferenza patita.
«È importante ricordare che la presenza di animali selvatici in difficoltà - ricorda il comandante Ghilotti - va segnalata subito alle autorità, evitando ogni iniziativa che possa mettere a repentaglio la propria incolumità o situazioni di stress per la fauna selvatica. Quanto più rapida è la segnalazione, tanto più lo sarà il nostro intervento».
Annotazione che Ghilotti si permette al di là del singolo episodio narrato.
«In questo caso il rifugista si è comportato in modo correttissimo - dice -, ma, probabilmente, anche chi ha visto l’animale in precedenza lungo la strada non lo ha considerato da subito in difficoltà»
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