A caccia a 92 anni. «Una passione nata
quando ero bambino»

Grosio Michele Napolitano, dagli Anni 50 in Valgrosina ha sempre coltivato il suo hobby e addestrato cani. Ogni mercoledì e sabato va in quota per le lepri

Anche ieri mattina Michele Napolitano ha “preso servizio”: puntuale alla battuta di caccia alla lepre, effettuata nella circostanza con Antonio Caspani “Baraca”. Con i suoi 92 anni è il veterano dei cacciatori di Grosio, ma difficilmente anche nel resto della provincia potrebbe esserci qualcuno con qualche primavera in più che ancora esercita la passione venatoria. Inizialmente, la caccia in Valgrosina, lui la dava ai contrabbandieri. Poi da 60 anni a questa parte caccia solo lepri.

Un veterano

Michele Napolitano, classe 1930, 92 anni, con un fisico da ragazzino, che gli consente di imbracciare il suo fucile calibro 12 nelle quindici giornate di caccia alla lepre da fine settembre a fine novembre. Una piacevole consuetudine che ha consentito a quel giovane finanziere salito dal Sud di mantenersi un giovincello.

«Adesso qualche acciacco alle gambe l’ho, ma la passione è la stessa di quando ho iniziato da bambino con lo zio Giuseppe, che era un appassionatissimo cacciatore. Anche mio nonno paterno Michele e mio padre Carmine erano cacciatori. Avrò avuto 8 o 9anni quando ho sparato per la prima volta durante una battuta di caccia. Andavamo a piuma».

Per fuggire alla cronica carenza di occupazione nella sua terra di origine, il giovane Michele si arruola nella Guardia di Finanza, lasciando la natia Airola. Sale al Nord: dapprima alla scuola di Predazzo e poi destinazione Valtellina. Erano i primi anni 50 e il giovanissimo finanziere fu mandato nella sperduta caserma della Guardia di Finanza a Ortesedo nell’altrettanto sconosciuta Valgrosina. La caccia divenne quella ai contrabbandieri, ma per poco tempo, perché a Grosio Michele trovò l’amore, la sua Marilena e nel 1952 nacque la primogenita Danila, poi seguita da Luigina. A quel punto non gli restò che congedarsi dall’Arma per restare a Grosio con la famiglia.

All’ospedale Morelli di Sondalo l’attendeva un’altra divisa, quella da guardia giurata, poi abbandonata per un più comodo lavoro da impiegato. Poi un po’ di Svizzera nel 1962 il ritorno e la prima licenza da caccia. Costava 20mila lire, ora 550 euro, ma la passione è unica.

Il rapporto con il cane

«L’obiettivo primario della mia giornata a caccia non è catturare la lepre, quando ne mangio una in famiglia all’anno mi basta, ma la soddisfazione maggiore è quella di vedere il cane che lavora bene. Ne ho avuto parecchi da Bill all’attuale, Diva, femmina di tre anni, che è davvero brava. Li ho sempre addestrati io nel campo di addestramento dell’Oltre Adda grosino. Poi a settembre per cinque giornate si possono portare in zona caccia: quella è la prova del nove». Il primo amico di caccia è stato un altro veterano grosino del settore, Giacomo Rodigari “Trapalin” classe 1933, che da qualche stagione ha appeso il fucile al chiodo: «Fu lui a prestarmi il primo fucile», ricorda Napolitano.

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