Quei tesori che emergono dal passato

Teglio Una nuova campagna di scavi attorno al castello riporta alla luce le vestigia dell’antico borgo Trovate una spilla a decorazione smaltata e alcune sepolture altomedievali che dovranno essere datate

L’oggetto, forse, più prezioso trovato negli scavi, appena conclusi, al castello di Teglio, è una spilla a disco a decorazione smaltata, con il simbolo dell’Agnus Dei. Un oggetto molto prezioso e insolito per degli scavi archeologici. Più frequenti – anche l’anno scorso ne era stato trovato uno – ma simpatici da vedere sono dei minuscoli dadi da gioco, talmente belli e rifiniti che sembrano quelli che, ancora oggi, usiamo nei giochi di società. E, poi, un ditale da cucito, punte di freccia e – impressionante, ma suggestiva insieme – la falange di un dito anulare che, ancora, porta un anello.

Coordina l’intervento Federico Zoni della Statale di Milano

Non si può non rimanere affascinati, ogni volta che viene condotta una campagna archeologica, nell’ammirare e conoscere cosa la terra restituisce al lavoro scrupoloso e rispettoso degli archeologi impegnati.

È il caso dell’ultima campagna di scavi a Teglio nell’area del castello, dove già negli anni passati sono partiti gli interventi seppure in aree diverse, diretti e in concessione all’Università degli studi di Bergamo e al Centro studi sul territorio (Cst) e condotti dall’archeologo Federico Zoni con una squadra di studenti di diversi livelli di formazione dell’università Statale di Milano.

Una giornata aperta a tutti per spiegare che cosa si è trovato finora

Due settimane di lavori

Quindici giorni di lavoro – commissionati dal Comune di Teglio – conclusi con un open day aperto alla cittadinanza e ai turisti che, con grande interesse, hanno partecipato e rivolto domande. Fino al 2023 Zoni e la sua squadra hanno indagato lo spazio attorno alla torre, cioè quello del castello basso-medievale, nell’estate 2024 invece si sono spostati intorno alla chiesa di Santo Stefano, dove sono state aperte due aree, una a ridosso della facciata della chiesa castrense e una appena sotto, sempre seguendo le indicazioni date dalle indagini preliminari del 2020, indagini non invasive con droni, camere multi-spettrali e strumenti per la geofisica. Scopo della campagna estiva è stato quello di individuare tracce di frequentazione alto- medievale (X e XI secolo) e, soprattutto, di verificare se ci fosse un cimitero intorno alla chiesa. E gli obiettivi posti da Zoni sono stati centrati.

«Abbiamo trovato altri edifici del periodo basso-medievale come quelli che erano emersi negli anni scorsi, però questa volta a ridosso del promontorio dove sorge la chiesa – spiega l’archeologo Zoni -. Questa è la dimostrazione che il castello medievale era piuttosto esteso e abbastanza fitto di edifici. Si tratta di case che vanno dal 1200 al 1400, al cui interno abbiamo trovato alcuni oggetti di cultura materiale ed elementi militari. Aspetto interessante sono gli oggetti più antichi, dell’Alto Medioevo, che confermano quanto stavano indagando cioè che il castello fosse frequentato anche prima. Dagli scavi a ridosso dalla chiesa sul fianco nord abbiamo trovato, inoltre, una sepoltura doppia appoggiata al lato della chiesa; è stato per noi soddisfacente perché volevamo valutare la presenza di un cimitero intorno alla chiesa ed, effettivamente, questo c’è, come pensavamo. Gli scheletri trovati dovranno essere studiati dagli antropologi e datati con il radiocarbonio, per capire a quale periodo rimandano».

I resti di una scalinata fanno supporre che vi fosse un’altra chiesa

Un altro ritrovamento interessante, a ridosso della chiesa sul lato sud, quello di una scalinata di pietra monumentale (anche davanti alla torre De li beli miri era stata rinvenuta) che continua sotto l’attuale chiesa.

Una chiesta precedente

«Probabilmente è la scala di accesso della chiesa precedente a quella che vediamo oggi, che ha un portale trecentesco – ipotizza Zoni –, e ci conferma che sotto l’attuale edificio ce ne sia uno più antico che potremo andare a studiare con un’eventuale campagna nel 2025».

Al lavoro una squadra di archeologi dell’università di Bergamo

L’idea di proseguire, infatti, non manca anche a fronte del buon riscontro da parte della comunità – una sessantina le persone presenti all’open day – e, soprattutto, dell’appoggio dell’amministrazione comunale, presente con il sindaco Ivan Filippini e l’assessore al Turismo Donatella Marcionni.

«Il nostro lavoro non può chiudersi negli studi e negli specialismi, deve necessariamente restituire qualcosa al territorio e alle comunità locali se si vuole aspirare a un vero ruolo sociale - conclude Zoni -. L’accoglienza del gruppo dell’Università di Bergamo è stata davvero calorosa, sia da parte dell’amministrazione locale di Teglio sia da parte del pubblico accorso. Abbiamo potuto mostrare le strutture emerse dallo scavo e i reperti, davvero meravigliosi, recuperati nel corso delle indagini. Non si è parlato solo oggetti di oggetti, ma anche di fauna e di resti vegetali, tentando di mostrare come il nostro lavoro sia anche una fonte inesauribile di dati per la storia ambientale della montagna».

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