Cronaca / Valchiavenna
Domenica 25 Febbraio 2018
Tralicci nella piana, ferita sempre aperta
Servono due milioni a Campodolcino
Il sindaco Guanella rilancia il tema: «La Valle è squarciata e il paesaggio ne fa le spese. Il progetto di interramento va ripreso e discusso».
Ci vogliono circa due milioni di euro per togliere i tralicci dalla piana di Campodolcino. Sono tanti, troppi per un piccolo Comune di montagna. «La valle è squarciata, dobbiamo parlarne con le aziende del settore e il Bim», spiega il sindaco Enrica Guanella. La zona ad ovest delle frazioni di Campodolcino è caratterizzata dalla presenza del torrente Liro, costeggiato dalla passeggiata sulla via dei lamponi, dai sentieri per la mountain bike d’estate e dalla piste di fondo d’inverno. Tra il 2004 e il 2009, la vecchia amministrazione aveva previsto, al Pian del Ciavarin, l’interramento delle linee aeree. Poi, tra cambi di amministrazione ( 4 in 7 anni) e crisi economica il progetto è stato accantonato. «Il problema è rimasto e il discorso finalizzato all’analisi dei possibili rimedi è molto interessante», spiega dal municipio Enrica Guanella.
La volontà di puntare su soluzioni alternative, sulla base di queste parole, appare evidente. Ma c’è un enorme problema: i soldi. «Il costo stimato all’epoca della giunta che si era interessata a quest’opera per l’interramento di una campata era di circa 500mila euro - aggiunge Enrica Guanella -. Per due chilometri ci vorrebbero circa due milioni di euro, risorse che noi assolutamente non abbiamo. Ma ci sono anche dei problemi tecnici, perché la gestione di cavi interrati determina varie difficoltà. In Trentino uno studio dei Verdi ha evidenziato come questa soluzione non sia purtroppo applicabile in vari contesti e per questa ragione si sono coinvolti alcuni giovani designer in modo da progettare tralicci meno impattanti».
Ma il Comune non vuole rinunciare ad affrontare questa problematica, che in Alta Valtellina ha portato di recente ad accordi concreti per progetti di razionalizzazione.
«Non abbiamo ancora avuto alcun contatto con le aziende che trasportano e producono l’energia. Credo però che i nostri territori siano chiamati ad affrontare questo problema, tenendo presente che l’innovazione tecnologica ci potrebbe aiutare. Siamo consapevoli dei problemi originati da questa nostra richiesta, ma non possiamo dimenticare né gli effetti positivi sul paesaggio, né i benefici per la salute, visto che questi elettrodotti sono vicini ai centri abitati. Il passo successivo è quindi l’apertura di un tavolo con le aziende del settore e il Bim».
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