
Cronaca / Valchiavenna
Mercoledì 27 Febbraio 2019
«Tragedia assurda, quelle motoslitte non dovevano essere lì»
Campodolcino, il sindaco amareggiato e arrabbiato fa appello al buon senso: «Basta con i rodei in quota».
«Doveva proprio scapparci il morto per capire che le scorribande in quota delle motoslitte sono “il” problema che dobbiamo affrontare con urgenza. La montagna non è un parco giochi. Va rispettata così come le regole che il nostro Comune ha previsto in materia». C’è amarezza e rabbia nelle parole del sindaco di Campodolcino Enrica Guanella. «Sì, siamo affranti perché la morte di Federik Scaramella e la tragedia che si è abbattuta sulla sua famiglia tocca tutti da vicino.Ma siamo anche amareggiati per l’assurdità di quanto accaduto. Ecco perché faccio appello al buon senso di quei 50 proprietari che hanno ottenuto il permesso comunale per accedere alle loro baite con la motoslitta, di limitarsi a usare il mezzo cingolato per necessità e non certo per andarsene in giro a divertirsi, ammesso che questo si possa definire divertimento...».
Dire motoslitta in Valle Spluga è come dire bicicletta in una località di fondovalle. Più o meno tutte le famiglie ne hanno una e con il fatto che hanno pure una baita da raggiungere diventa il mezzo indispensabile per salire in quota. Ma - appunto - ci sono regole. «Da noi i mezzi devono essere immatricolati - precisa Guanella - assicurati e con tanto di targa. Il conducente deve possedere almeno la patente A ed essere maggiorenne. Si può circolare dalle 6 alle 22 e solo lungo il tragitto per raggiungere la proprietà. Per il resto la motoslitta è off limits». Ma sappiamo bene che così non è. «I controlli? Li facciamo a campione, mica possiamo mettere un vigile fisso alla conca di San Sisto per vendere chi sgarra... Certo è che se è vero - come dicono - che domenica c’era più di una motoslitta in quota, multeremo chi era fuori posto».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Madesimo, primo Comune in Italia ad aver regolamentato l’uso delle motoslitte, imponendo ai proprietari assicurazione e immatricolazione. «Siamo molto addolorati per quanto è accaduto - afferma Franco Masanti, primo cittadino -. Non è possibile perdere la vita a 16 anni. Purtroppo il problema esiste e con Campodolcino è giusto ragionare per capire quali provvedimenti prendere per arginare il fenomeno. Nel frattempo stiamo raccogliendo documentazione fotografica di mezzi anche in zone pericolose. Queste persone saranno convocate per i provvedimenti di rito».
Sotto accusa, quindi, i mezzi cingolati. Anzi, chi ne abusa. Non basta prevedere permessi comunali (che vengono rilasciati solo a chi è in regola con il pagamento dei tributi) o aver fissato a 30 euro la quota annua da versare al consorzio frazionale che gestisce la viabilità in zona.
Mario Scaramella, presidente Consorzio Starleggia, sgombra però ogni dubbio e garantisce che «i permessi rilasciati non sono certo per scopi ludici, ma solo per coprire una necessità. «Christian e la sua famiglia sono miei amici», aggiunge. «La notizia è terribile. Sono profondamente dispiaciuto».
La realtà - a chi frequenta le località di Madesimo e Campodolcino - è bene nota ed è ben diversa. Capita a chi ciaspola di imbattersi in carovane che ricordano molto i rodei dei cow boy e in un attimo la pace e il silenzio tanto agognato svaniscono nella nuvola di fumo denso e nero che questi mezzi si lasciano appresso. E non è un caso se il 4 febbraio del 2007, proprio a Montespluga, l’associazione elvetica di Mountain Wilderness organizzò un raduno internazionale di protesta per denunciare un fenomeno comune a tutto l’argo alpino. Sono passati 12 anni e quasi nulla è cambiato. È vero, ci sono le regole, ma pochi le rispettano e la tragedia di domenica è la più assurda delle conferme.
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