Cronaca / Valchiavenna
Venerdì 16 Luglio 2021
«Tedesco a scuola
Serve più tempo
per inserirlo in classe»
Il caso Molinari d’accordo sull’utilità della lingua «Ma ci sono gli insegnanti di francese da tutelare Allo studio corso sperimentale di madre lingua»
«Sono consapevole di quanto, soprattutto in una prospettiva futura e professionale, sia importante lo studio del tedesco nelle scuole, in particolare in quelle vicine alla Svizzera. E sento quanto mai necessario il potenziamento linguistico, ma intervenire in tal senso non è semplice e immediato, per una serie di ragioni».
Ma soprattutto la scuola, se lasciata sola, non ha le forze e le risorse economiche, per potenziare lo studio di questa disciplina, come ha rimarcato Fabio Molinari che ha accolto le sollecitazioni arrivate da più fronti nei giorni scorsi pubblicate su queste colonne.
In prima battuta ad auspicare, sottolineandone il valore commerciale e strategico, un maggiore studio del tedesco, lingua fondamentale per chi lavora oltre frontiera, erano stati da St. Moritz il sindacalista Arno Russi - «il tedesco è sempre più la lingua del pane» - e Anna Giacometti, consigliera nazionale del Partito liberale radicale, intervenendo sul settimanale poschiavino Il Grigione Italiano.
Dopodiché è intervenuto anche il preside del Caurga di Chiavenna Massimo Minnai.«Potenziare le lingue è fondamentale - ha detto - , così come il rapporto con il mondo produttivo.
«Abbiamo bisogno delle aziende per fare meglio scuola - ha proseguito- . Oltre che per preparare i nostri giovani anche in vista delle Olimpiadi del 2026. C’è bisogno di un sistema educativo provinciale che coinvolga la scuola, ma anche altre realtà. Se la scuola resta da sola può fare il 20% di quello che potrebbe fare con il positivo apporto di altri soggetti».
Molinari, però, si è detto fiducioso: «Da quando sono qui - ormai tre anni - non ho mai trovato indisponibilità: ho sempre riscontrato una grande attenzione nei confronti del mondo educativo».
Un primo ostacolo per l’introduzione del tedesco nelle scuole è di natura tecnica e non ha soluzione dall’oggi al domani.
«Apprezzo che i presidi sollevino delle questioni come questa- ha premesso Molinari - per affrontare le quali però bisogna entrare nella politica scolastica provinciale e non del singolo istituto, perché altrimenti viene a mancare il coordinamento».
Poi ha spiegato nei dettagli il perché da un anno all’altro non si riesce a cambiare le carte in tavola.
Come procedere
«Non possiamo sostituire cattedre di francese con quello di tedesco, se no creiamo dei perdenti posti - i docenti di francese, nda -. Solo quando si ha una cattedra libera e vacante allora è possibile introdurre lo studio di un’altra lingua, cosa che peraltro è stata fatta di recente all’Anzi di Bormio».
Per il resto al momento è «necessario garantire e tutelare gli insegnanti di francese che sono titolari di cattedra e che sono in servizio, oltre a quelli fuori provincia che devono rientrare».
«Sono il primo a dire che il tedesco è importante, ma tant’è - ha detto Molinari - queste sono le cose così come stanno e bisogna tenerne conto».
Allo studio c’è però la possibilità di attivare in via sperimentale l’intervento di un madrelingua inglese e tedesco in alcune scuole.
«Ho fatto un sondaggio nei giorni scorsi – ha assicurato Molinari – e si sta ragionando con un grosso imprenditore del territorio per avviare una sperimentazione e dare ad elementari e medie due ore in più di madrelingua tedesca e inglese, oltre che introdurre un percorso alle superiori sulla storia e cultura locale del territorio affinché non vada perso questo patrimonio. Ho avuto numerose manifestazioni di interesse per questa possibilità: se la sperimentazione riuscisse in alcune scuole, sarebbe una grossissima opportunità, ma i costi sono importanti»
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