Sondrio, emergenza uffici giudiziari: «Sostegni anche da Milano»

«La situazione di grave scopertura agli Unep (Ufficio unico notifiche ed esecuzioni protesti), presente in tutta la Lombardia, va a riverberarsi sulla sede centrale di Milano da cui si coprono le lacune. Uno a uno stanno collassando tutti gli uffici e la sede principale diventa quella da cui reperire i soccorritori».

Giovanni Venditti, della Funzione pubblica di Cgil Milano, è perfettamente a conoscenza dei problemi che colpiscono da anni gli uffici di quelli che si chiamavano ufficiali giudiziari. Quello di Sondrio, come abbiano visto su queste colonne ieri, non è risparmiato dal fenomeno. Anzi, tutt’altro: nello stabile, che ospita il giudice di pace, di via Pio Rajna, da otto addetti si è drammaticamente scesi a due. Sono rimasti marito e moglie, Giada Cammelli e Simone Plozza, costretti da un paio d’anni anche a vacanze separate.

E il magistrato di sorveglianza, Roberto Aponte, da cui in ultima analisi dipendono tutti gli uffici Unep del Distretto di Milano, di tanto in tanto si preoccupa che il coniuge di Cammelli non vada in pensione, in quanto l’età per andarci l’ha raggiunta già da un pezzo.

«In tempi recenti - spiega Venditti - in Valtellina siamo stati obbligati a ricorrere per due volte all’istituto dell’applicazione. Ossia due colleghi, in momenti differenti, sono stati trasferiti giornalmente a Sondrio: costretti, pertanto, a sobbarcarsi cinque ore complessive di viaggio giornaliere. E, una volta giunti nel capoluogo valtellinese, muoversi sul territorio per espletare il loro servizio».

Insomma, «si chiede l’inverosimile. Mandati a Livigno o a Madesimo. Una vita del genere, per un mesetto, può essere retta, seppure a costo di notevoli sacrifici, oltre non è assolutamente tollerabile. Un soggetto, per un periodo più lungo, scoppia. Così ci è stato detto dai colleghi delle trasferte forzate».

E aggiunge: «Il cuore del problema è che, da troppi anni, non sono più banditi concorsi. C’è stato il blocco del turn over. Un’intera generazione è andata in pensione e non più rimpiazzata. Eravamo 25 anni fa, più del doppio del numero attuale e con età molto più basse. È da 22 anni che non vengono più fatti concorsi. Il Distretto di Milano comprende tutti gli uffici giudiziari della parte occidentale della Lombardia, ma pure quello di Brescia è in una situazione analoga di pesante scopertura dei posti. Qui, infatti, non si tratta di affrontare un buco congiunturale, ma un servizio in emergenza continua. Come se volessimo utilizzare un’auto senza benzina, o nella migliore delle ipotesi che è agli sgoccioli nel serbatoio».

Il 28 novembre, alle 15.30, a Palazzo di giustizia di Milano è stata convocata una conferenza stampa da parte del presidente della Corte di Appello meneghina, Giuseppe Ondei, con il reggente della Corte d’Appello bresciana, Antonio Matano, con l’intervento delle rappresentanze sindacali, nel corso della quale i due importanti giudici rilasceranno ai cronisti valutazioni sulla criticità esistente che si trascina da troppo tempo.

«I presidenti Ondei e Matano - sostiene il sindacalista della Funzione pubblica della Cgil - hanno probabilmente voluto promuovere l’incontro con la stampa, con un’iniziativa inedita ma a mio parere meritoria, per cercare di stimolare il ministero, affinchè bandisca al più presto concorsi volti all’assunzione di funzionari Unep. Così non si può assolutamente andare avanti».

Di questa difficilissima situazione, del resto, ha brevemente accennato durante il suo intervento lo stesso Ondei, quando pochi giorni fa alla guida del Consiglio giudiziario ha raggiunto il Palazzo di giustizia del capoluogo valtellinese per prendere visione di persona delle criticità esistenti, in particolare per quanto concerne gli organici (ai primi di dicembre la scopertura degli impiegati raggiungerà la drammatica soglia del 60%), direttamente dal procuratore della Repubblica, Piero Basilone, e dal presidente vicario del Tribunale, Antonio De Rosa. Ne ha parlato nell’aula Guadagnino, ultimate le audizioni.

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