Cronaca / Valchiavenna
Giovedì 09 Marzo 2017
Scossa in Svizzera, riflettori puntati sulle nostre frane
La zona dove il sisma si è sentito di più è la Valchiavenna, la frana che poteva potenzialmente risentire della scossa era quella della Val Genasca, ma non si è verificato niente di allarmante.
Un terremoto nel cuore delle Alpi centrali, è sera quando a Sondrio, Morbegno, Chiavenna ballano sedie e letti ai piani alti dei palazzi, c’è chi racconta scambiando le proprie impressioni tra amici e sui social,di uno scuotimento «simile a dei rami che colpiscano il tetto delle abitazioni», chi, come in Svizzera, parlando da Zurigo ha avuto l’impressione di un albero «che fosse crollato e si fosse abbattuto sulle case». Nell’anno dei terremoti distruttivi in Centro Italia, Valtellina e area pedemontana con i grandi centri prealpini, Como, Lecco, Varese e tutta la Lombardia settentrionale vengono raggiunti da un chiaro allarme terremoto. I tremori sono stati avvertiti lunedì alle 21,12 e sono durati alcuni secondi, l’epicentro è al di là delle Alpi, localizzato nella Svizzera centro orientale vicino al monte Ortstock, a circa 6 Km da Linthal, Cantone Glarona, non distante da Zurigo, ad una profondità di 5 km.
Non si sono registrati né in territorio elvetico, né al di qua delle Alpi, danneggiamenti gravi agli edifici o rischi per l’incolumità delle persone. La magnitudo del sisma in scala Richter è 4.6 e dopo la scossa principale si sono susseguiti una dozzina di altri scuotimenti di entità più lieve. Mentre il Servizio sismico svizzero, in una sua nota ufficiale diffusa ieri, ha precisato nelle proiezioni di rischio, che «Ci saranno altre repliche nei prossimi giorni, alcune delle quali forse percepibili e ulteriori terremoti di magnitudo paragonabile o superiore sono poco probabili ma non si possono escludere del tutto».
Proprio il Sed, Servizio sismico svizzero rileva che nel 2016 i terremoti avvenuti in territorio elvetico sono stati complessivamente 31 di magnitudo pari o maggiore a 2.5, casistica superiore alla media, comunque alta. Una frequenza di rilievo nel ripetersi degli eventi in zone che distano poche decine o centinaia di chilometri da Sondrio.
Intanto anche in Valle la paura c’è stata, insieme alla conferma che siamo in una zona «a rischio» l’indice di pericolosità qui è quasi ovunque il 3 (ad eccezione di 14 comuni dove il rischio è 4), sulla scala di classificazione che va da 1 a 4 con probabilità decrescenti che si verifichino terremoti distruttivi.
Si resta guardinghi senza apprensione e si porta l’attenzione soprattutto ai movimenti franosi. Rassicurazioni in questo senso arrivano da Luca Dei Cas, geologo, chiavennasco, dirigente responsabile del Centro di monitoraggio geologico di Arpa, Agenzia regionale per l’ambiente.
Il centro ha la propria sede a Sondrio e si occupa di “vigilare” su grandi frane in tutta la Lombardia. «Terremoto abbastanza distante e di intensità non elevata – ha sottolineato Dei Cas – e i nostri strumenti di monitoraggio delle maggiori frane che esistono in provincia non hanno rilevato nessuno scostamento dal “trend” abituale. La zona dove il sisma si è sentito di più – ha aggiunto – è per vicinanza la Valchiavenna, la frana che poteva potenzialmente risentire della scossa era quella della Val Genasca, ma non si è verificato niente di allarmante. Come nulla è stato rilevato al Ruinon, in Val Pola o a Spriana. Sottolineiamo – ha anche detto il dirigente regionale chiavennasco – che si tratta di zone distanti dall’epicentro, quindi condizioni normali e continuiamo a monitorare».
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