Cronaca / Valchiavenna
Sabato 16 Giugno 2018
Pochi medici, Chiavenna a rischio
L’Asst ai sindaci: «Non siamo in condizione di rispettare i criteri ministeriali per il punto nascita». Della Bitta: «Oggi tocca a noi, domani Sondalo e poi arriverà il turno di Sondrio. Ma non ci arrendiamo».
«Non ci sono medici: il futuro è assolutamente incerto e non solo per i punti nascita, ma anche per gli altri reparti di tutti gli ospedali della provincia». Ieri i sindaci della Valchiavenna hanno incontrato i vertici dell’Asst e lo scenario emerso è decisamente preoccupante. Secondo quanto appreso dagli amministratori, il problema non è soltanto quello – di per sé molto rilevante – del “ballottaggio” della Regione, chiamata a scegliere se salvare il punto nascita di Gravedona o Chiavenna, dove nascono meno di 500 bambini all’anno. C’è molto di più.
«Nella prima parte del 2018 a Chiavenna ci sono stati circa sessanta parti, ma non è solo questo il punto preoccupante: ci sono criteri tecnici, riferiti a tutte le figure specialistiche necessarie in reparto, ad esempio pediatri e anestesisti, che non si riescono a rispettare proprio per la carenza di professionisti», ha spiegato il sindaco Luca Della Bitta dopo l’incontro riportando quanto riferito dall’Asst.
Ma quali possono essere le conseguenze? «Per il momento non si chiude, però il futuro assolutamente è incerto. Il problema riguarda Chiavenna, ma anche Sondalo che nonostante la rianimazione in più, deve convivere con gli stessi limiti». E secondo Della Bitta non soltanto per i punti nascita, ma per tutti i reparti. «Ci sarà un passaggio entro fine mese, con una delibera a livello regionale che sancirà la necessità di approfondire la situazione dei punti nascita. In queste settimane apriremo un confronto, ma da un punto di vista tecnico la prospettiva è assolutamente negativa per Chiavenna, il “Morelli” e anche il presidio del capoluogo. Ci è stato detto che qui i medici non vogliono venire».
Il futuro della rete ospedaliera locale è quindi «completamente incerto: per chiarire le prospettive ci vorrà qualche mese, ma il pensionamento di migliaia di medici a livello nazionale che non verranno rimpiazzati impone di trovare soluzioni alternative».
Si potrebbe pensare a sostituti stranieri o a nuovi requisiti. «Tutto dipende dagli standard che vogliamo seguire. Ci sono Paesi dove bastano un medico e un’ostetrica per un parto. Il nostro modello ha ben altri presupposti e richiede un numero differente di professionisti». La preoccupazione nelle parole del presidente della Provincia è evidente. «E quindi, nonostante la volontà politica regionale abbia detto chiaramente anche in una legge che la sanità in montagna ha bisogno di misure diverse, che facciamo? Bisogna andare a vivere tutti in città metropolitane? Se non verranno prese decisioni diverse a livello nazionale questo accadrà nella nostra terra, ma anche in tutte le altre zone periferiche e montane d’Italia. Bisogna dirlo con chiarezza e trovare soluzioni. Subito, adesso, prima che sia troppo tardi». Gli amministratori hanno detto chiaramente di essere pronti a gesti clamorosi, ma al di là degli annunci è certo che vogliono combattere in prima linea.
«Io su un tema così non mi arrendo, bisogna andare fino in fondo - conclude Della Bitta -. È una questione cruciale per Chiavenna e per tutti i territori montani e periferici, dalla Sicilia alle Alpi».
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