Piuro: i tesori della Pompei delle Alpi. Visita agli scavi tra scoperte ed emozioni

L’anello d’oro con castone rosso scuro e una serie di pietre minori sui lati, ritrovato la scorsa settimana in modo fortuito lungo l’asta del Mera a Borgonuovo di Piuro e riconducibile ai fasti dell’antica Piuro, costituisce forse il ritrovamento più eclatante degli ultimi tempi con riguardo a quella che viene oggi definita la “Pompei delle Alpi”, ma gli esiti del lavoro scientifico di scavo effettuato al “Mot del Castel” di Borgonuovo in queste ultime settimane da dottorandi e studenti in Scienze archeologiche dell’Università di Verona non sono da meno.

Anzi, rendono conto di una frequentazione ancor più antica dei luoghi, perché sono stati ritrovati reperti di epoca medioevale, risalenti al 900 e al 1000 dopo Cristo. Di cui si è dato conto nell’open day svoltosi mercoledì mattina per gli alunni delle Primarie di Piuro e di Chiavenna, con le classi VI e V della prima e A e B della seconda, sul posto, e per la popolazione interessata.

«L’area oggetto di questa campagna di scavi partita nel 2017 - precisa Elisa Maccadanza, dottoranda in Scienze archeologiche dell’ateneo veronese e capocantiere al “Castello” col collega Dario Monaco -, all’epoca della frana del 4 settembre 1618 non era sede di palazzi o abitazioni. Era utilizzata a prato, ma, noi, sotto la collina che la ricopriva abbiamo ritrovato di più. Sedimi medioevali e oggetti di quell’epoca che testimoniano di come l’area fosse vissuta centinaia di anni prima del crollo del monte Conto».

Una Piuro ancora più datata, quindi, di quella che siamo soliti indicare come “antica” in riferimento ai primi anni del 1600, di cui i dieci studenti e dottorandi dell’università di Verona, impegnati da metà settembre al “Castello”, hanno rinvenuto testimonianze certe e di grande interesse.

Di cui Maccadanza ha dato conto nell’open day mostrando ai piccoli partecipanti due anelli in bronzo di epoca medioevale «che hanno proprio le sembianze di due fedi nuziali - ha detto - e che sono di epoca medioevale così come risale al X secolo, cioè al 900 dopo Cristo, questa monetina in argento che abbiamo rinvenuto proprio qui, al Castello. É stata coniata all’epoca dell’imperatore Ottone II o III, non è ancora chiarissima la datazione, ma è pacifico che qui è stata rinvenuta o portata o persa da qualcuno. E poi c’è questa parte centrale di calice in vetro, variopinto, bellissimo, di fattura islamica, risalente all’XI secolo, cioè all’anno 1000. Parliamo, quindi, di una storia millenaria che va oltre la “Piuro antica” e che ci aiuta a ridisegnare le frequentazioni dei luoghi dell’epoca. Peccato per il maltempo che non ci permetterà di scandagliare oltre il terreno di qui a domani, quando si chiuderà questa ottava campagna di scavi e quando dovremo ricoprire tutta l’area in attesa della ripresa dei lavori il prossimo anno».

Gli scavi sono iniziati, infatti, nel 2017, e anche quest’anno sono regolarmente ripresi grazie ad un progetto di studio archeologico finanziato da Regione Lombardia attraverso l’Avviso unico cultura cui il Comune di Piuro ha partecipato con successo, in partnership con l’ateneo di Verona e con l’Associazione italo-svizzera per gli scavi di Piuro.

Felici, i bambini, come le loro insegnanti e gli adulti, di poter ammirare l’attività di scavo, condotta con la direzione scientifica di Fabio Saggioro, professore ordinario di archeologia medioevale all’università di Verona, così come di poter vedere da vicino gli oggetti ritrovati e l’anello d’oro rinvenuto sul Mera da un gruppo di ricercatori guidati dalla professoressa Cristiana Achille, del Politecnico di Milano, insieme a Sergio Castelletti e alla studentessa valchiavennasca Nikole De Stefani. Anello, conservato nella Sala delle Monete di palazzo Vertemate-Franchi a Piuro ed eccezionalmente mostrato durante l’open day degli scavi di ieri.

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