Cronaca / Valchiavenna
Mercoledì 08 Giugno 2016
Piano di sicurezza. Due scenari previsti
per la Valgenasca
San Giacomo Filippo: la relazione elaborata dall’università di Milano indica due scenari e otto modalità di intervento.
Due scenari, otto step di intervento. Approvata la variante al piano di sicurezza intercomunale per quanto riguarda la Valgenasca.
La frana di Sommarovina rimane il fronte caldo nonostante sia sostanzialmente ferma da mesi, dal punto di vista idrogeologico per la Valchiavenna.
I due scenari sono presto delineati: «Sulla destra idrografica oltre alle instabilità minori è ben sviluppato un dissesto attivo di media grossa entità denominato Frana di Sommarovina», afferma nella relazione sullo scenario della Valgenasca il dipartimento dell’università degli studi di Milano.
«L’evoluzione del dissesto costituisce il principale fenomeno di pericolo dato sia dall’arretramento e allargamento della massa potenzialmente instabile che dalla mobilizzazione di volumi di materiale di frana, con conseguente apporto solido nel Torrente Genasca e nell’alveo del torrente Liro, con possibili sbarramenti del deflusso idrico. L’entità del pericolo e del rischio è in funzione dei volumi mobilitati che potrebbero raggiungere 740 mila metri cubi nel caso dello scenario 1 oppure coinvolgere masse profonde con volume complessivo stimato fino a 1.86 milioni di metri cubi per lo scenario 2».
Tutto è monitorato con sistemi considerati all’avanguardia, ma il pericolo esiste, quindi bisogna prevedere gli interventi a seconda della gravità del movimento.
Ovviamente il peso maggiore ce l’ha lo scenario 2: «Sulla base delle conoscenze attuali, si prevede crollo di materiale misto terra e porzioni di ammasso roccioso, risalita del materiale franato sul fianco opposto della valle che potrebbe raggiungere la Statale 36, interessamento degli insediamenti di Tettavacca, Prezot e Sommarovina».
«Parte degli edifici in località Scandolera, posti fra la strada e l’alveo, potrebbero essere direttamente interessati dal passaggio della massa solido liquida che poco più a valle potrebbe coinvolgere un tratto della strada stessa - prosegue la relazione -. È da considerarsi altro elemento a rischio il metanodotto di fondovalle. Nell’ipotesi di un movimento di frana di materiale meno fluido si potrebbe avere la formazione di un accumulo di frana in alveo. Tale deposito andrebbe direttamente a interessare la Statale 36, con possibile formazione di un lago di sbarramento».
Qui ci sono quattro procedure, calibrate sulla velocità di scivolamento. Fino al preallarme in caso di scivolamento fino a 120 mm all’ora e di allarme in caso di distacco. In questo caso si arriverebbe all’evacuazione di una grossa fetta di fondovalle sul territorio di Chiavenna.
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