Passo Spluga chiuso, si mobilita il prete

«L’apertura del passo Spluga va prolungata: raccogliamo le firme per convincere le autorità». Stavolta la richiesta non arriva da un sindaco, dagli operatori del turismo o dai frontalieri. Il promotore di quest’iniziativa è il parroco di Isola e Pianazzo don Giovanni Case, sacerdote guanelliano di origine bellunese.

Un prete di montagna che, per portare avanti la propria missione, è stato chiamato a trasferirsi in un’altra piccola comunità di periferia. Isola ha circa trenta abitanti, a Pianazzo ce ne sono circa dieci in più. La parrocchia ha promosso una raccolta di firme depositando i moduli in alberghi, bar e ristoranti della valle. Il problema è noto. Tutti gli anni, in occasione delle prima nevicata il passo viene chiuso sul versante elvetico di Splugen, anche a causa della presenza di impianti di risalita sulla zona della strada che sale verso il passo. Nel recente passato ci sono stati vari incontri fra le autorità, a volte seguiti da comunicati carichi di speranze, ma alla fine non sono serviti a risolvere il problema.

Un passo abbandonato

Gli amministratori ogni cinque o dieci anni cambiano, ma con l’arrivo dell’inverno, la sbarra puntualmente si abbassa e se ne riparla in primavera. Le comunicazioni sono interrotte e tutto il traffico si sposta su altre direttrici. «Le comunità cristiane di questo settore delle Alpi, meraviglia di Dio per tutte le nazioni, chiedono alle autorità competenti italiane e svizzere di mantenere aperto o ridurre il più possibile il tempo di chiusura del passo Spluga - spiega -. Lo fanno in nome della fraternità e del progresso dei popoli, per goderne l’incanto su tutti e due i versanti  nelle diverse stagioni».

Il testo della petizione si trova anche sul sito internet www.chiesevallespluga.it.