Cronaca / Valchiavenna
Mercoledì 17 Febbraio 2016
Morto sul lavoro, un altro caso in Svizzera
I familiari del giovane sollecitano gli inquirenti per l’incidente a Sankt Moritz: «Vogliamo giustizia». E per Simone Sigismondi il procuratore precisa: l’inchiesta è aperta, ma per gli accertamenti ci vuole tempo.
«Questo è Raffaele, il 31 marzo del 2015 lavorando ha perso la vita a soli ventitré anni, schiacciato in un montacarichi da un frigorifero. Dopo la sua morte si è creato un silenzio da parte di tutti, partendo dai suoi amici che lavoravano con lui, solo alcuni si sono fatti vivi e non abbiamo più sentito i datori di lavoro. Aiutateci a fare giustizia». Comincia con queste parole l’appello diffuso sul web dai familiari di Raffaele Tirali, il giovane bresciano morto a Sankt Moritz nella primavera dello scorso anno, per chiedere alla magistratura svizzera di non chiudere le indagini sulla scomparsa del proprio caro.
La madre Anna, il padre Moreno e la sorella Francesca parlano tenendo in mano una fotografia di Raffaele.
«Dopo otto mesi gli avvocati ci hanno consegnato un malloppo di indagini, dove oltre a risultare che Raffaele in un certo senso si era cercato la morte e non c’era alcun indagato per omicidio colposo non ci davano nessun altra risposta. Nelle testimonianze abbiamo riscontrato tantissime bugie e incongruenze che ci fanno pensare che qualcosa che non andava sia successo, ma che nessuno ha il coraggio di dire».
Il caso rischia di essere chiuso senza che sia accertata alcuna eventuale responsabilità. «Ci è arrivata una lettera che ci ha informato della chiusura delle indagini per il 10 febbraio. Ci hanno dato dieci giorni per riaprire il caso e per fare chiarezza. Noi chiediamo soltanto giustizia per Raffaele e pace per noi che restiamo». La conclusione è chiarissima. «Chiediamo di aiutarci a fare giustizia e se qualcuno vuole può suonare il nostro campanello e darci una mano a fare riaprire il caso. Aiutateci».
Ci sono tanti aspetti che, secondo la famiglia, dovrebbero essere chiariti. Secondo le ricostruzioni che la famiglia ha riportato alla stampa bresciana, Raffaele Tirali è rimasto schiacciato nel montacarichi del ristorante da un grande frigorifero. Insieme ad alcuni colleghi lo stava spostando dalla cucina a un piano inferiore.
Mentre il montacarichi scendeva si è bloccato e il frigo ha soffocato il giovane. I colleghi avrebbero chiesto a Raffaele di uscire dall’ascensore prima di azionarlo, ma lui si sarebbe rifiutato. Ma qui le domande sono varie e rivelanti: era stato Raffaele a scegliere di rimanere in quel montacarichi e che uso se ne faceva abitualmente? C’è anche un video girato dalla vittima, qualche giorno prima della tragedia, e relativo proprio all’uso del montacarichi.
Continua, intanto, la battaglia di Cinzia Sigismondi, di Lipomo, la moglie dell’operaio chiavennasco Simone Sigismondi, scomparso tre anni fa dopo un incidente in cantiere a Bellinzona. Una tragedia che presenta delle analogie con quello di Tirali. Anche in questo caso non ci sono ancora né verità, né giustizia. Ancora oggi nessuno sa cosa sia successo nel cantiere ticinese. Non è chiara la dinamica, non si sa se ci siano stati colpevoli e, come sottolineato dalla donna, «non sappiamo chi dobbiamo perdonare».
Il Ministero pubblico, comunque, ha precisato al “Caffè”, settimanale ticinese, che l’inchiesta è ancora aperta e che in casi delicati come questi occorrono accertamenti che richiedono tempo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA