Cronaca / Valchiavenna
Giovedì 18 Luglio 2024
Morto Arturo Giovanoli, il re del Badile
Lutto nel mondo della montagna per la scomparsa del 75enne di Bondo
É morto mercoledì, per malattia, il re del Badile. Ma il suo passaggio in terra bregagliotta e non solo rimarrà nella memoria collettiva.
Perché Arturo Giovanoli, 75 anni, di Bondo, nella Bregaglia svizzera, guida alpina e alpinista di fama internazionale, non era solo il custode del palazzo di Nossa Donna a Promontogno, non era solo il padre di due figlie e nonno dei suoi nipoti, ma era, ancor prima, un tutt’uno con la sua montagna.
Il mitico Badile che, per gli appassionati dell’alpinismo, continua ad essere un faro, una meta agognata. E quando qualcuno chiedeva ad Arturo perché, per anni e ancora oggi il Badile abbia esercitato ed eserciti questo fascino, lui rispondeva così.
«Forse perché è una montagna - diceva - che ha fatto anche morti, soprattutto sulla via Cassin e questo un po’ spinge le persone ad avventurarsi e, poi, - aggiungeva - è una montagna speciale, ha una costruzione unica, come il Cervino».
Lui l’aveva salita la prima volta a 20 anni, subito dopo suo cugino Guido Giovanoli, che l’aveva salita a 16 anni, e da lì in poi è stato un su e giù continuo. Almeno 200 volte, comprese, ovvio, le ascensioni da guida alpina della Bondasca quale Arturo era al pari dell’amica Renata Rossi. Conosciuto e apprezzato da tutti.
«Arturo era una grandissima guida alpina e un alpinista di alto livello - assicura Popi Miotti, alpinista e guida alpina di Sondrio -. Noi tutti, in Valtellina e Valchiavenna lo conosciamo molto bene, perché le sue imprese sono state mitiche e, poi, era un amico. Una persona squisita. Selvaggia, ma molto colta. Come alpinista ricordo che ha effettuato la prima ascensione invernale allo spigolo nord ai Pizzi Gemelli, sul Badile, e, ancora, la prima invernale della via Bonatti sulla punta Sant’Anna, sempre sullo spigolo nord, e, infine, la prima invernale della Burgasser alla punta Turbinasca, quest’ultima con la guida alpina e alpinista malenco Floriano Lenatti, mentre le altre due con il cugino Guido Giovanoli. Un mito. Era lui la guida alpina per antonomasia della nord del Badile, molto più lunga della normale che si risale dal versante italiano, perché questa è una parete di 400 metri, mentre la nord ne misura 1200».
Qualche volta Arturo ha persino visto la morte sul Badile, assicurava in un’intervista rilasciata a “La Bregaglia”, e terribile anche l’avventura sullo Hielo Continental, in Patagonia, dove è rimasto senza viveri con un amico a vagare per giorni.
Oggi tutto il mondo dell’alpinismo locale lo ricorda e lo piange.
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