Cronaca / Valchiavenna
Lunedì 01 Febbraio 2021
L’unico abitante
della Val di Drogo
«Qui un paradiso»
San Giacomo Filippo. Giovanni Pichichero, insegnante, dal 24 febbraio 2020 si è trasferito nella baita isolata. «Per fare lezione, in auto con il pc dove c’era segnale»
Il primo “tête a tête” con la Val di Drogo, un’incredibile laterale della Val San Giacomo, sulle Lepontine, Giovanni Pichichero, 65 anni, origini pugliesi, ma residente a Cavenago Brianza (in provincia di Monza e Brianza), l’ha avuto 21 anni fa. Ed è stato “amore a prima vista”.
«Ero salito con tre amici per un’invernale al Pizzo Quadro, oltre il Truzzo, e sono rimasto incantato - assicura -. Durante la discesa, poi, uno degli amici ha notato un cartello su una baita posizionata proprio lungo il sentiero, “vendesi”, c’era scritto, e mi ha detto “dai, prova a chiamare!” e così ho fatto. Dall’altro capo del filo il signor Angelo Cerletti, il proprietario, e, in breve tempo, è stata cosa fatta».
Era l’estate del 2000 quando, Pichichero, ha messo piede per la prima volta in baita, e, da allora, ci è salito sempre, in tutti i momenti liberi, ma, dal 24 febbraio dello scorso anno, il “day after” lo scoppio della pandemia, è in Val Drogo in pianta stabile.
«Ho preso la palla al balzo - dice -, perché, in quanto insegnante, in pensione dallo scorso settembre, sono finito in Dad (didattica a distanza), come tutti gli alunni e gli insegnanti e, a quel punto, cosa fare? Restare a Cavenago chiuso in casa? Impensabile. Sono corso in Val Drogo armi e bagagli. E, dal momento che qui non c’è connessione, si è completamente fuori dal mondo, per diversi giorni sono andato a San Rocco, il paesino qui vicino, dove arriva il segnale, e mi sono collegato col pc dalla mia auto. Poi, col tempo, mi sono organizzato, e, grazie ad un contratto ad hoc con Iliad, ora, riesco a collegarmi dalla baita, sia col pc che col telefonino, anche se solo via whatsapp. Mi basta. Navigo, partecipo a riunioni a distanza, vedo la mail, tutto. Non mi serve altro».
Amo leggere, niente tv
Niente tv, «perché non mi interessa - dice Pichichero -, preferisco leggere. Quello sì. Ho sempre letto moltissimo, di tutto. Ho un angolino qui fuori la batia, dove mi sistemo in lettura. Ma, poi, devo dire, non è che ho nemmeno molto tempo, perché sono sempre preso, vuoi per far legna, in inverno, perché ne ho bisogno tanta, vuoi per l’orto, perché, d’estate, mi faccio tutta la verdura qui, vuoi per la manutenzione della casa, sono sempre in movimento». La baita, del resto, ha cambiato completamente aspetto dal 2000 ad oggi.
«Ci ho messo tanto impegno, ma sono contento - dice Pichichero -. È come nuova, e dire che il signor Cerletti mi diceva essere molto antica, una delle prime della Val Drogo. Erano quattro baite, infatti, secoli fa qui in zona Cà di Baron, perché si dice che era zona di caccia di altolocati milanesi, i “baron”, appunto. In ogni caso Cerletti mi ha detto di aver ritrovato qui una trave datata 1610. Incredibile. Non posso mostrargliela, perché non l’ho più. Cerletti l’ha usata per la ristrutturazione, in quanto, nel 1960, quando ha fatto i lavori, non c’era l’elicottero che poteva trasportare il materiale in quota, per cui si è arrangiato con il materiale che già c’era...».
Poche persone
In ogni caso, oggi, Giovanni Pichichero, solo soletto, domina tutta la Val di Drogo, dalla sua baita, situata in ottima posizione, a metà strada fra l’imbocco alla vallata e le ultime case della Caurga, a 1.225 metri.
«Quest’inverno, a dire il vero, c’è un giovane che si è fermato, alla Caurga, dove c’è l’agriturismo, per cui siamo in due - dice -, però, di fatto, ognuno fa la propria vita ed è giusto così. Poi, qualcuno sale sempre, ieri, ad esempio, sono passate quattro ciaspolatrici... Poi ci sono gli animali selvatici, volpi, cervi, anche un gipeto con i piccoli ho visto una volta. È una dimensione fiabesca... Non la cambierei per nulla al mondo».
Elisabetta Del Curto
© RIPRODUZIONE RISERVATA