
Sondrio
«Il mio primo incontro con Papa Francesco fu in occasione del funerale del cardinale Francesco Marchisano, il 30 luglio 2014. Mi tremavano le gambe perché mi resi conto che per la prima volta stavo incontrando una persona che stava scrivendo la storia». Parte da questo ricordo il racconto di Lorenzo Fumagalli, ventitreenne della frazione di Santa Croce, a Piuro. Per sei anni è stato uno dei cosiddetti “chierichetti del Papa”, alunno del Preseminario San Pio X in Vaticano, sorto nel 1956 e gestito dall’Opera Don Folci fino al giugno di tre anni fa. «Sapevo bene chi fosse il Papa perché ogni domenica, con la mia bisnonna, prima del pranzo si seguiva la preghiera dell’Angelus e ci si alzava in piedi per ricevere la benedizione», racconta Lorenzo, che nell’estate del 2014 ha vissuto un’esperienza estiva in Preseminario, consigliato dal suo parroco di allora, don Francesco Crapella. Si trovò così bene che su invito dell’allora rettore, monsignor Enrico Radice, scelse di trasferirvisi per l’anno scolastico. «Dovevo iniziare la terza media - ricorda -, poi sono rimasto anche per tutti i cinque anni delle superiori, frequentando il liceo classico all’Istituto pontificio paritario Sant’Apollinare. Nel 2020, a causa della pandemia di Covid-19 ho trascorso dei mesi a casa, ma sono tornato a Roma per l’esame di Stato e per conseguire la patente di guida». Cinque anni fa si è interrotta l’esperienza vaticana di Lorenzo, che ha deciso di proseguire gli studi classici: dopo la laurea triennale in Lettere classiche all’Università cattolica di Milano, ora sta proseguendo gli studi nello stesso ateneo per la magistrale in Scienze dell’antichità.
«E continuo a essere impegnato nel servizio liturgico - confida -. Oltre che nella mia parrocchia, collaboro anche alle celebrazioni che si svolgono in ateneo». Negli anni in Preseminario, dove ha sempre avuto il sostegno della famiglia e del parroco don Romano Pologna, Lorenzo ha incontrato più volte Papa Francesco. «Il 3 novembre 2014, in occasione della celebrazione in suffragio dei cardinali e vescovi defunti nell’anno, ho avuto il compito di tenergli la ferula, il bastone pastorale del Pontefice. E ricordo come lui salutasse tutti con calore», racconta il giovane che il 7 maggio 2017 avanzò una particolare richiesta all’amico monsignor Massimiliano Boiardi, uno dei cerimonieri pontifici. «Accadde che andai all’inaugurazione di una nuova casa qui in Valle - confida - e notai con dispiacere che non c’era nemmeno un crocifisso. Il proprietario mi disse che ne avrebbe appeso uno alle pareti soltanto se benedetto dal Papa. Così chiesi di poter avvicinare Francesco in occasione di una celebrazione, portavo con me un crocifisso acquistato a Roma e gli chiesi di benedirlo, spiegandogli il motivo. Lui mi sorrise, mi guardò con un’intensità che ancora ricordo perché mi infuse molta fiducia, senza dire nulla, e benedisse la croce».
Significativi per Lorenzo anche altri incontri. «Quando divenne rettore del Preseminario don Angelo Magistrelli, ogni domenica si andava ad aspettare il Papa dopo l’Angelus in piazza Santa Marta per salutarlo - racconta -. Lui spesso ci invitava ad avvicinarlo per salutarlo da vicino e sempre ci ha invitato a pregare per lui». Anche se non sempre ha condiviso tutti gli interventi di Papa Francesco, «soprattutto quando esprimeva dei pensieri molto personali che potevano risultare divisivi», Lorenzo non ha dubbi: «certamente è stato un Papa che ha segnato la mia vita e che ho potuto conoscere per quello che realmente era, al di là della narrazione mediatica». Per capire come fosse realmente Francesco un ultimo ricordo di Lorenzo. «Al termine di una celebrazione, con un amico lo rincorsi in basilica per chiedergli di pregare per alcune intenzioni e i gendarmi ci bloccarono. Il Papa disse di lasciarci, ci prese per mano, ci ascoltò e ci assicurò le sue preghiere».
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