Cronaca / Valchiavenna
Mercoledì 08 Febbraio 2017
Le Olimpiadi in Engadina, nuovo passaggio elettorale e pareri a confronto
Domenica nuovo voto sulla candidatura per i Giochi del 2026. Dall’Udc della Bregaglia arriva un sì convinto: «Ricadute positive in Italia». «Questa insistenza è una forzatura», ribatte Silva Semadeni, consigliera nazionale nazionale del Partito socialista originaria di Poschiavo.
«Le Olimpiadi in Engadina porteranno vantaggi anche in Bregaglia. E con un “sì” dalle urne del 12 febbraio il popolo avrà ancora in mano la situazione fino all’autunno del 2018, per poter valutare pro e contro fino alla fine».
È chiaro e forte il sostegno di Gianluca Giovanoli, rappresentante dell’Udc della Bregaglia, alla candidatura dei Grigioni per le Olimpiadi e le Paralimpiadi del 2026. Non si tratta di un supporto a priori, ma è frutto di un’analisi articolata, che tiene conto di numerosi fattori locali e internazionali, a cominciare dalla posizione della Regione che rappresenta l’asse principale di collegamento fra Milano e Sankt Moritz. Un aspetto centrale è quello dei possibili benefici per l’economia di una vallata che recentemente ha fatto segnare varie difficoltà, ad esempio dopo il noto stop alle abitazioni secondarie.
«Se l’Engadina ha dei vantaggi, una parte ricadono sulla Bregaglia, sulla Val Poschiavo e sulla provincia di Sondrio, grazie ai frontalieri che lavorano nella regione di Sankt Moritz - aggiunge Giovanoli - . I bregagliotti che si guadagnano il pane in Engadina non sono pochi, quindi un evento olimpico determinerà delle opportunità preziose anche per le imprese e gli artigiani locali, con conseguenze positive anche sulla manovalanza. Vorrei soffermarmi sugli investimenti, non solo per gli impianti delle discipline olimpiche, ma anche e soprattutto per alberghi, ristoranti e bar. Saranno presi in considerazione anche progetti per il miglioramento di strade, ferrovie e vie di comunicazione digitali».
Spesso una delle critiche ai progetti olimpici è rappresentata dalla necessità di realizzare quelle opere che al termine dei Giochi diventano “elefanti grigi”. Basti ricordare Torino, ma anche e soprattutto Sochi, di cui oggi si ricordano spreco di denaro, danni ambientali, discariche abusive ed ecosistemi stravolti.
«Scenari di questo tipo sono impensabili nei Grigioni e nelle zone partner. A parte la pista di short track, tutte le infrastrutture sono già presenti e in funzione e dovrebbero essere solo in parte riqualificate, lasciando all’utenza locale ottimi impianti. A contrastare gli esempi negativi appena elencati c’è Lillehammer, che dopo il successo del 1994 desidera ricandidarsi». Le voci contrarie alle Olimpiadi si soffermano sul rischio di fenomeni poco limpidi, ma Giovanoli sostiene invece che lo svolgimento in Svizzera di un evento di questo tipo rappresenta una rilevante garanzia di rispetto delle regole.
«I Giochi del 2026 si faranno di sicuro. Forse si svolgeranno in Cina o in Russia, con investimenti esorbitanti, sfratto di indigeni, sfruttamento dei lavoratori e altri fenomeni negativi. Oppure si potrebbero svolgere nei Grigioni, in modo sostenibile, con una chiara dimostrazione al mondo intero: si può riportare questa manifestazione a rispettare uno spirito ecologico, senza corruzione e senza debiti. Con i Mondiali di sci, l’ormai tradizionale maratona engadinese e i regolari Mondiali di bob e slittino, per non parlare dell’annuale World economic forum che ogni anno si tiene a Davos, noi svizzeri dimostriamo già oggi di avere delle potenzialità».
Una riflessione riguarda anche l’impulso allo sport. «Una candidatura olimpica è un forte segnale positivo sia per gli sportivi d’élite come per noi sportivi di massa. E ricordiamoci che non stiamo parlando soltanto di Olimpiadi. Ci sono anche le Paralimpiadi, un appuntamento straordinario per lo sport e i valori che esprimono».
Tuttavia, se rispetto alla precedente votazione c’è stato qualche miglioramento, la proposta non convince una parte dei cittadini grigionesi. Lo confermano sia la riattivazione del comitato per il “no”, sia le parole di Silva Semadeni, consigliera nazionale nazionale del Partito socialista originaria di Poschiavo, «Abbiamo votato 4 anni fa e dopo una campagna a tappeto, con un impiego di mezzi straordinario, il popolo ha detto “no”. È un aspetto che non si può dimenticare, tornando con una nuova proposta di Giochi olimpici. Questa insistenza è una forzatura».
Il progetto secondo Silva Semadeni è lacunoso. «Tiene conto di alcune critiche formulate nel 2013, ad esempio non concentra più tutte le gare in due soli Comuni – Davos e Sankt Moritz -, ma si chiama Grigioni e partner. Il principale di questi è Zurigo, ma Zurigo non vuole assumersi questo ruolo. Allora dove sono questi partner? Il nuovo progetto non sta in piedi». Non vanno sottovalutati gli aspetti finanziari. «I costi veri e proprio per la mano pubblica non sono definiti. Ad esempio mancano quelli per la sicurezza, che al giorno d’oggi sono enormi».
I promotori della candidatura sostengono che non sono previste costruzioni temporanee e che si utilizzeranno solo infrastrutture esistenti. «Si rileva un miglioramento rispetto al 2013, ma nel dossier emerge la necessità di infrastrutture temporanee per oltre 220 milioni di franchi». Ma ci sono altre questioni sostanziali. Le stagioni invernali con poca neve dimostrano che i cambiamenti climatici rendono meno redditizia l’attività delle stazioni sciistiche.
«I Giochi olimpici invernali porterebbero a ulteriori investimenti in questo settore. Noi sappiamo che lo sport invernale è sotto pressione per gli alti costi legati all’innevamento artificiale e in Svizzera lo è anche a causa del franco,. Gli esperti dicono che bisogna differenziare l’offerta turistica, ad esempio nell’ambito culturale, della salute e della natura e potenziando il turismo estivo. I giochi olimpici invernali invece devono corrispondere alle regole del Comitato olimpico internazionale, non ai veri bisogni del turismo grigionese».
Questa iniziativa, insomma, secondo Silva Semadeni non sarebbe il toccasana per tutti i problemi del Cantone. «Nei Grigioni ci sono tante esperienze innovative, degne di essere promosse senza che si spendano milioni in un’avventura olimpica dove le leggi vengono dettate dal Comitato olimpico internazionale».
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