Cronaca / Valchiavenna
Mercoledì 05 Dicembre 2018
La Val Genasca concede una tregua
Scandolera e Mese tirano un sospiro
La Comunità montana analizza i risultati dello studio voluto da Arpa. «Ora anche in caso di frana viene meno l’obbligo di evacuazione dei due centri abitati».
Preoccupa meno la frana della Val Genasca. L’ultima assemblea della Comunità Montana Valchiavenna ha approvato all’unanimità l’ultimo aggiornamento dello scenario numero 20 relativo al movimento franoso della Val Genasca come predisposto dagli uffici in base allo/studio commissionato da Arpa allo studio Cancelli.
Una nuova versione del piano di emergenza varato ormai quattro anni or sono. Da quando il versante franoso posto sotto il nucleo di Sommarovina ha cominciato a preoccupare seriamente. Le novità contenute nel nuovo piano sono tre, illustrate dal presidente della Comunità montana Severino De Stefani, Non tutte, ovviamente, con lo stesso peso specifico. La più importante riguarda la viabilità. Come noto la frana sovrasta sia l’asta del torrente Liro sia il tracciato della Statale 36 dello Spluga: «Il nuovo scenario, in base ai rilievi fatti, esclude in caso di frana un interessamento del tracciato della statale 36 - ha spiegato De Stefani -. La seconda novità riguarda il venir meno dell’obbligo di evacuazione del nucleo abitato di Scandolera a Mese». La terza novità riguarda la possibilità di revoca dei provvedimenti che vengono assunti una volta superati i tre livelli di intervento corrispondenti al superamento delle soglie.
In caso di decelerazione del movimento franoso, insomma, sarà più semplice tornare indietro: «Le notizie - ha concluso De Stefani - sono positive. Speriamo che rimanga tutto com’è attualmente». Rimangono sostanzialmente invariate, invece, le tre soglie di allarme corrispondenti ai movimenti franosi in millimetri per ora o per giorno del corpo franoso e le corrispondenti misure che devono essere adottate per garantire la sicurezza.
La frana è sotto osservazione da parte di Arpa ormai dal 2010. Da alcuni anni con un sistema all’avanguardia denominato Guardian. In tutto si stima un movimento di roccia compreso tra 500 mila e 1 milione di metri cubi. L’allarme rosso sulla Val Genasca, dopo un inverno difficile tra il 2013 e il 2014 quando il fronte franoso scivolò verso valle di quasi due metri e la frana sembrava dovesse cadere da un momento all’altro, si è un po’ spento, soprattutto nella percezione dell’opinione pubblica. Anche per l’apertura dell’altro fronte riguardante sempre la bassa Vallespluga. Ovviamente quello della frana di Gallivaggio che ancora impedisce il transito sulla statale 36 e obbliga ad utilizzare un by-pass costruito ad hoc ma a senso unico alternato.
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