La sanità svizzera guarda all’Italia. «Potete venire da noi»

Il caso Il Centro sanitario Bregaglia promuove i suoi servizi. «Per chi vive in Valchiavenna siamo un’opportunità». Però si paga e molte prestazioni non sono disponibili

La sanità di montagna diventa anche transfrontaliera. Soprattutto di questi tempi, in cui è difficile trovare risposte celeri da parte del servizio sanitario pubblico prostrato dagli effetti della pandemia, per cui ricorrere al privato diventa una necessità. E nel novero dei privati, iniziano a fare breccia anche proposte che arrivano dalla vicina Svizzera.

Primo caso

Accade in Valchiavenna, ma l’iniziativa potrebbe essere replicata altrove, con il Centro sanitario Bregaglia di Promontogno che, per la prima volta nella sua storia, ha effettuato una campagna promozionale a tappeto dei propri servizi, casa per casa, in tutta la Valchiavenna.

Nelle cassette della posta degli oltre 23mila residenti da Villa di Chiavenna a Verceia, fino in Valle Spluga, è stato distribuito un volantino, semplice semplice, con tutte le informazioni essenziali.

«Però precisiamo - dice Maurizio Michael, presidente del Centro sanitario Bregaglia - che la nostra non vuole essere una proposta in concorrenza con il servizio sanitario pubblico e con i privati della vicina Valchiavenna, dove la proposta sanitaria è sempre stata di qualità. Solo ci sembrava interessante far conoscere la nostra offerta anche oltre confine, i cui costi, in fondo, sono simili a quelli italiani, in aggiunta all’offerta che già esiste sul territorio. Perché, magari, i vicini italiani non considerano la possibilità di rivolgersi a noi per prestazioni di cui non riescono ad usufruire in questo momento in Valchiavenna e che qui, invece, possiamo erogare piuttosto velocemente».

Non detraibili

Pagando, ovvio, perché si tratta di prestazioni private di cui non resta traccia sul Fascicolo sanitario elettronico regionale. Al momento le prestazioni in Svizzera, pur essendo comprovate da regolare ricevuta, non è chiaro se possano essere o meno detratte come spese mediche dalla dichiarazione dei redditi, però non poco sapere di poter contare su una “valvola di sfogo” collocata a pochi chilometri dal confine.

«Noi ci siamo attivati in questo senso quasi per caso - spiega Sabrina Farovini, responsabile dello studio medico del Centro e assistente del medesimo - perché parlando con amici italiani ci siamo accorti che erano in difficoltà, per piccoli interventi che non trovavano risposte in Italia. Nel caso di specie, il problema si poneva per una ciste sotto l’occhio, per levare la quale un nostro amico, avrebbe dovuto aspettare fino all’aprile del prossimo anno, da un privato, al costo di 900 euro. Gli abbiamo detto che poteva venire da noi, e lì abbiamo capito che i residenti in Italia non considerano neppure lontanamente questa ipotesi, ritenendola non praticabile. Invece, si può venire benissimo in Svizzera per ricevere cure mediche, ovviamente in solvenza, quindi pagando. Non ci sono problemi di dogana».

Frontalieri

In effetti, un flusso di clienti italiani verso il Centro di Promontogno è già in atto, ma si tratta soprattutto di frontalieri che lo conoscono e vi si rivolgono (tanti per effettuare i tamponi anti Covid) oppure di persone che erano pazienti di medici valchiavennaschi oggi operanti al Centro e che, quindi, li hanno seguiti.

«In realtà, il Centro è aperto a tutti - dice Farovini - basta telefonare e prendere appuntamento. Non c’è attesa, e l’esito degli esami lo si ha subito, perché la nostra organizzazione è diversa da quella italiana. Per esempio, se si fa una radiografia al torace (80 franchi frontale e laterale), subito viene vista dal nostro team medico, che è interdisciplinare, e si ha il responso. Poi, per alcuni esami i costi sono molto simili, per altri un po’ più abbordabili, o un po’ meno, a seconda. Per un unghia incarnita, ad esempio, da noi, si spendono 100 franchi, mentre, in Italia, nel privato, si va sui 250 euro».

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